Attraverso una sceneggiatura solidissima, premiata anche dal National Board of Review, i fratelli Safdie catapultano lo spettatore nella caoticità, dell’esistenza di Howard Ratner, protagonista del film. Ci si trova davanti a un ritmo martellante, scandito da un continuo susseguirsi di personaggi e dialoghi che sembrano fondersi l’uno con l’altro in una cacofonia di botte e risposte interminabili. Tutto questo però senza mai lasciare spazio alla confusione; è invece grazie ad un’ottima regia che il film riesce a trasmettere questo senso di caos pur mantenendo un ordine che arriva sicuramente allo spettatore.
Un indimenticabile Adam Sandler
Il cuore di Diamanti Grezzi (Uncut Games) si trova nel suo protagonista Howard Ratner con cui Adam Sandler ha quasi sfiorato la candidatura agli Oscar. È un gioielliere ebreo di Manhattan, dalla vita completamente disfunzionale. Howard è obliterato dai debiti, inseguito dai scagnozzi del cognato Arno, incastrato in un matrimonio ormai finito e da un’amante poco fedele.
L’occasione di redenzione e riscatto arriva dall’acquisto di un opale nero, comprato in Etiopia e carico di misticismo. A mettere gli occhi sulla preziosa pietra è il cestista del NBA Kevin Garnett (interpretato dallo stesso Kevin Garnett) che lega il proprio destino sportivo dal possedere il prezioso opale.
Questo sarà il motore di una trama completamente monopolizzata dalle vicissitudini del protagonista, che ci trascinerà in una spirale di scelte sbagliate e autodistruzione. La domanda da porci guardando questo film è: Che cos’è Howard Ratner?
«Tu Howard Ratner sei un uomo incredibilmente fastidioso»
Così la moglie etichetta il nostro protagonista, quando lui tenta di ricucire con opportunismo un matrimonio fallito, soprattutto per le sue colpe. Howard è sicuramente fastidioso, un opportunista in continuo contrasto con gli altri, insomma quell’amico che possiamo tollerare di vedere al massimo una o due volte l’anno. Ma se ci sforziamo di ripulire questo diamante grezzo, riusciamo finalmente a rispondere alla domanda “che cos’è Howard Ratner?”. Il gioielliere ebreo che prende forma dalla penna dei fratelli Safdie è una perfetta maschera della contemporaneità.
Se nell’ultimo Joker troviamo una maschera completamente antitetica alla società in cui vive il buon pagliaccio, in Diamanti Grezzi abbiamo esattamente l’opposto. Un uomo che cavalca il tempo in cui vive, in lotta dentro una giungla urbana che mastica e sputa le persone senza neanche avere la decenza di riciclarle in qualcos’altro. Howard non molla tenta e ritenta, per ogni passo che fa in avanti subito dopo lo vediamo farne due indietro, in una continua condanna che non sembra avere fine.
Non esiste alcuna condanna o inferno mitologico, questo è il mondo in cui viviamo. È qui che allora ritroviamo il volto umano di questo grande personaggio, a cui vorremmo urlare: «Basta Howard, fermati, fermati, ce l’hai fatta, hai vinto.». Ma Howard non può sentirci o sa meglio di noi che in questo mondo non basta vincere una volta, ma bisogna farlo tutti i giorni.
All in di Howard Ratner
La parte finale di Diamanti Grezzi è dedicata all’irrazionale scommessa di Howard, che proprio quando ha risolto tutti i suoi problemi sembra urlare fuck everyone ipotecando il suo futuro e la sua stessa vita, su una partita di basket. Come il più amaro dei finali, Howard vince la scommessa, gli è però impedito di gioirne perché ucciso da colpo un di pistola. L’ultimo piano sequenza si sofferma sul ghigno sorridente del protagonista che sembra quasi godersi la vittoria nella morte. L’odissea drammatica nella fragilità di quest’uomo ci lascia il desiderio di sussurragli: “ehi Howard ti sei spento proprio come una candela, però fratello il bagliore è stato da urlo“.