Il discorso del re(The King’s Speech) è un film del 2010 diretto da Tom Hooper. Interpretato da Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce.
Il film, ispirato a una storia vera, ruota attorno ai problemi di balbuzie di re Giorgio VI e al rapporto con il logopedista Lionel Logue, che l’ebbe in cura. Il film ha vinto il premio del pubblico al Toronto International Film Festival, 5 British Independent Film Awards 2010 (su 8 nomination), ha ottenuto 7 candidature ai Golden Globe 2011 (una ha fruttato il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico al protagonista Colin Firth), ben 7 BAFTA incluso miglior film dell’anno e miglior film britannico, nonché 4 premi Oscar su 12 candidature: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura originale.
Il discorso del re: la trama
La storia di Re Giorgio VI d’Inghilterra, padre di Elisabetta II, che salì con riluttanza al trono dopo l’abdicazione del fratello. Chiamato confidenzialmente Bertie, soffriva di una pesante balbuzie ed era considerato inadatto a regnare. Dopo aver pronunciato, con molto imbarazzo, un discorso pubblico, Re Giorgio (Colin Firth) decise di ricorrere all’aiuto di Lionel Logue (Geoffrey Rush), un logopedista dai metodi poco ortodossi.
La recensione di Taxi Drivers (Valeria Fossatelli)
Dodici nomination agli Oscar per Il discorso del re del giovanissimo quanto ambizioso Tom Hooper che, dopo aver incassato la vittoria al Toronto Film Festival, rischia di far guadagnare a Colin Firth oltre al Golden Globe anche la fatidica statuetta dorata.
In bilico tra la situazione privato-psicologica del dramma del protagonista e una dimensione più che pubblica, il film, ambientato a ridosso della Seconda guerra mondiale, racconta quanto sia necessario sporcarsi le mani, avvicinandosi ai problemi del popolo. E quanto ciò abbia positivamente influito sulla lotta contro la balbuzie, silenziosa e pacata, di un uomo, il duca di York, vessato e traumatizzato dall’ipocrisia di una vita d’etichetta, che poco si conciliava con il clima uggioso e coloniale della Londra del ’36.
Assistiamo ai tentennamenti di un individuo apparentemente tutto d’un pezzo, ma dilaniato da un cataclisma interiore. Da timido e introverso a voce del popolo: questo è il destino di Bertie, alias il futuro Giorgio VI che, all’indomani della cessione del trono da parte di suo fratello Edoardo VIII, incapace di troncare la relazione scandalosa con la pluridivorziata, nonché americana, Willis Simpson, si ritroverà a ricoprire un ruolo al quale non avrebbe mai ambito, paralizzato da un’insicurezza cronica.
I personaggi
Dopo essere stato tempestivamente posto a guida di un paese terrorizzato dall’imminente scoppio della guerra, Bertie, soggetto fin dalla più tenera età a una grave forma di balbuzie che lo condiziona tanto nelle cerimonie ufficiali quanto nei rapporti con i suoi famigliari, è costantemente appoggiato dalla moglie Elisabetta (Helena Bonham Carter). La futura regina madre, donna di polso, ma anche dignitosa coniuge, regalmente lungimirante e paziente, che gli organizza un incontro con uno “specialista della parola”. Uno stravagante logopedista (Geoffrey Rush) dai metodi piuttosto fuori dal comune che, nonostante le ostilità iniziali, che in seguito si riveleranno fruttifere, sarà fondamentale non solo ai fini della riacquisizione della voce, ma anche di molto altro da parte del protagonista.
Il “dottore” australiano, ormai vincolato da un legame di amicizia profondo, e detentore di una smisurata fiducia da parte di Bertie, diviene lo strumento più efficace per far emergere, in un momento critico della nazione, la vera indole del sovrano: grintosa, fiera e combattiva. La voce del re troverà piena espressione in un discorso alla radio, il primo di una lunga serie.
Il film è disponibile su Netflix