Una notte il piccolo Samuel (Justin Alexander Korovkin) viene rapito dal padre e coinvolto in un incidente. Dieci anni dopo, costretto a vivere su una sedia a rotelle e completamente dipendente dalla madre (Francesca Cavallin), trascorre le sue giornate suonando il piano ed osservando gli uomini che lavorano nella sua tenuta, sino al giorno in cui vi fa il suo ingresso Denise (la bravissima e quasi esordiente Ginevra Francesconi).
The Nest – Il Nido è un’opera prima come se ne vedono poche, innanzitutto per il fatto di essere un film di genere in piena regola – e si tratta di un genere “difficile” da fare oggi in Italia – e in secondo luogo per la precisione con cui ogni tassello si inserisce nel quadro generale, dando l’impressione di trovarsi dinanzi al prodotto di un autore consolidato ed esperto. Classe 1981, originario di Bari, Roberto De Feo aveva già mostrato di saperci fare con un paio di cortometraggi (Ice Scream, Child K) selezionati ed apprezzati in vari festival, e non sbaglia alla prima grande occasione. Il giovane cineasta confeziona infatti un horror di classe, che fonda la sua ragion d’essere sulla suggestione, sul suggerimento, invece di giocare con i classici elementi quali apparizioni improvvise, suoni sinistri, dettagli sanguinolenti.
Complice anche la perfetta ambientazione della Villa dei Laghi (nei pressi di Torino), The Nest si sviluppa quasi in sottrazione, seguendo una linea narrativa che porta lo spettatore ad interrogarsi, a prendere una posizione in maniera istintiva, senza conoscere tutti i retroscena delle situazioni. Un sottile equilibrio permette di non scivolare mai nel prevedibile da un lato o nell’eccessivo dall’altro, cosicché il colpo di scena finale arriva a spiazzare tutti. Allo stesso modo le performance degli attori, in primis della Cavallin, appaiono trattenute, dosate, abilmente intrecciate alla musica che guida e carica le emozioni.
La maternità è uno dei temi cardine della vicenda, del quale viene però messo in evidenza un lato inconsueto, ossia quello autoritario, coercitivo, estremamente delicato da gestire e giudicare perché dietro il desiderio di proteggere un figlio a volte si nasconde un’incapacità, una sofferenza, una convinzione impossibile da sradicare. Avere una coscienza può quindi essere un limite, a meno che non si sia disposti a scendere a patti con essa, a sacrificarsi per un senso di appartenenza più forte della propria moralità. Numerose sono le pellicole a cui The Nest sembra (forse anche involontariamente) strizzare l’occhio, da The Others a The Boy, sebbene mantenga una sua precisa e forte identità, sorprendente se si considera che si tratta di un esordio.