Stasera nell’ambito della rassegna romana di Per il Cinema italiano, che anche quest’anno si svolge negli spazi del Mibac, a Santa Croce in Gerusalemme (Roma), sarà proiettata in pellicola la versione restaurata di Pasqualino Settebellezze (1975) di Lina Wertmüller. Da segnalare è, in particolare, la partecipazione straordinaria della regista e di Giancarlo Giannini – protagonista del film – che introdurranno la proiezione.
La pellicola fu candidata a quattro Premi Oscar nel 1977: migliore regia, miglior film in lingua straniera, miglior attore protagonista e migliore sceneggiatura originale; la Wertmüller fu la prima donna ad essere candidata all’Oscar come miglior regista. Pasqualino Settebellezze è il culmine dello stile grottesco e rutilante di Lina Wertmüller, il suo film anche più internazionale e il suo ultimo piccolo capolavoro della tetralogia comprendente anche Mimì metallurgico ferito nell’onore (1971), Film d’amore e d’anarchia (1973) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974), tutti con Giancarlo Giannini come protagonista. Bellissime le scene girate nel lager, che sembrano provenire da un qualche girone dell’Inferno dantesco e ottima l’interpretazione di Giannini, di Fernando Rey e del mascherone grottesco di Elena Fiore. Un film riuscitissimo che costituisce, secondo Tullio Kezich «un ritratto, tutto negativo, dell’uomo mediterraneo invidiato dai nordici per il suo vitalismo esasperato, biologicamente convinto che sopravvivere è tutto». Sui titoli di testa scorrono cinegiornali d’epoca, commentati dalla canzone Quelli che… di Enzo Jannacci.
Sinossi
Pasqualino Settebellezze è un giovane camorrista napoletano che sa che, per assicurarsi una posizione, deve compiere una qualche “impresa” che gli assicuri “rispettabilità” tra i malavitosi. Vigliacco di natura, dopo avere affrontato inutilmente l’uomo che ha ingannato sua sorella Concetta e l’ha costretta a prostituirsi, in un secondo scontro lo uccide casualmente. Impaurito, ne fa a pezzi il cadavere e lo spedisce in tre valigie. Scoperto, processato e condannato al manicomio criminale per 12 anni, esce da Aversa come volontario allo scoppio della II Guerra Mondiale. Fuggito dalla Russia insieme all’amico Francesco, finisce in un lager. Qui conosce l’anarchico spagnolo Pedro e assiste alle brutture naziste. Per salvarsi, finge ardente amore per la Hilde, la kapò del campo e si guadagna lui stesso la posizione di Kapò. Per sopravvivere, però, è costretto a uccidere il suo amico Francesco. Liberato dagli Alleati, torna finalmente a Napoli dove l’attende un’altra sorpresa.