Cosa accadrebbe se un giorno gli Organismi Geneticamente Modificati si ribellassero alle scelte contro natura fatte dagli esseri umani e riprendessero il potere di decidere? È quanto esplorato nel film in competizione al Festival di Cannes Little Joe, diretto dalla regista austriaca Jessica Hausner (già nota per Lourdes, presentato al Festival di Venezia nel 2009), che tiene gli spettatori col fiato sospeso dall’inizio alla fine, per lo script originale e senza sbavature, per la magnifica estetica (colori sgargianti e saturi) e per la perfezione stilistica; per i richiami a certa fantascienza degli Anni Cinquanta/Sessanta (viene da evocare, mutatis mutandis, Il giorno dei Trifidi, un film del ’63 tratto dall’omonimo romanzo dell’inglese John Wyndham, pubblicato nel 1951) e per la colonna sonora inquietante, curatissima, di Teiji Ito, che sottolinea i cambiamenti, previsti e imprevisti, dei personaggi, il susseguirsi dei colpi di scena e l’angoscia sottesa che cresce di pari passo all’evoluzione della trama.
In un futuro prossimo – o in un presente a noi ignoto – una biologa specializzata in fitogenetica, Alice, lavora per una società che sviluppa nuove specie di piante basandosi su modifiche genetiche, per ottenerne effetti terapeutici e benefici, ad esempio riprodurre il profumo, un elemento che dà grande soddisfazione a chi ama le piante ma che si perde con gli esperimenti. Alice vive con suo figlio, che viene chiamato Little Joe, mentre il padre abita in una baita di montagna. Fra gli altri, la fitogenetista ha creato un fiore ‘speciale’, al quale ha dato il nome di suo figlio, Little Joe, rosso e bellissimo ma che non potrà mai riprodursi in natura. Un giorno, contravvenendo al regolamento interno alla società, Alice porta a casa una delle piantine dal fiore rosso e strani eventi cominciano ad accadere, sia nel comportamento del figlio e sia nei colleghi delle serre. A poco a poco si disvelano misteri e spiegazioni scientifiche, o meglio fantascientifiche, e le cose prendono una piega del tutto inaspettata: solo Bella, una matura esperta di fitogenetica comprende gli eventi.
«Ogni individuo – afferma la regista raccontando l’idea del film – nasconde un segreto che non può essere completamente svelato dagli altri, ma neppure dalla persona stessa. Qualcosa di strano può apparire dentro di noi inaspettatamente e far sembrare sconcertante ciò che prima era familiare, trasformando la prossimità in distanza. Nel film questa idea si materializza tramite una pianta apparentemente capace di cambiare le persone e il risultato è che si perde il legame sicuro che esisteva fra gli individui».
Un film affascinante, che lascia il segno sulle conseguenze dell’alterazione operata dall’uomo ai danni della natura e sulla precaria relazione fra realtà e fantasia, autenticità e finzione, pianeta Terra e mondi paralleli.