L’udienza, un film del 1972 diretto da Marco Ferreri, con Enzo Jannacci, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Vittorio Gassman. Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Scritto e sceneggiato da Marco Ferreri, Rafael Azcona e Dante Matelli, prodotto da Franco Cristaldi, con la fotografia di Mario Vulpiani e le musiche di Teo Usuelli, L’udienza è una tagliente satira dai toni kafkiani, con cui l’autore stigmatizza la dimensione totalizzante e continua dell’esercizio del Potere a scapito dell’uomo.
Sinossi
Un uomo, Amedeo, vuole a tutti i costi essere ricevuto in udienza privata dal papa. Inizia così una trafila presso la burocrazia vaticana che lo porterà a contatto con una serie di incredibili personaggi e situazioni paradossali. Inutilmente un commissario della polizia vaticana tenta dapprima di dissuaderlo dal proposito, poi lo aiuta mettendolo in contatto con faccendieri ed esponenti dell’aristocrazia nera, ma sempre inutilmente.

Il topos, palesato dalle parole dello stesso Amedeo (Enzo Jannacci), è quello del percorso kafkiano. Tra i lavori mai sviluppati da Marco Ferreri troviamo proprio un film su Il castello di Kafka e verosimilmente con quest’opera l’autore ha cercato di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Il Vaticano assume le sembianze de Il castello; nonostante l’ispirazione, il regista non perde occasione per metterci del suo, quindi Kafka, emblema della metafisica, diviene solo l’espediente per una critica verso tutto quello da cui è agli antipodi: la realtà e la concretezza del mondo materiale contestualizzato nello ‘spirito cristiano’. Ferreri ha detto: «Kafka trasforma la sua geografia chiara e precisa in una metafisica ; qui, al contrario, partendo dallo schema narrativo di una costruzione kafkiana si tende a rifare il cammino all’indietro, verso la realtà e la concretezza». Il film scorre inesorabile senza scatti o picchi di tensione, né si arriva mai a un culmine o a uno stravolgimento della trama. La lentezza della pellicola è quella del cammino di Amedeo verso un’ideale udienza papale. I personaggi che incontra lungo la sua strada sono utilizzati sapientemente come figure retoriche e simboli della modernità. Il commissariato, presieduto dalla figura autoritaria e corrotta di Aureliano Diaz (Ugo Tognazzi), è la prima delle tappe del calvario del protagonista attraverso le strutture del potere. Qui viene spogliato e messo in ridicolo, lo si accusa di possedere video pornografici finché non emerge il suo ruolo sociale e qualcosa cambia. Le gerarchie sono l’unica Bibbia a cui si fa riferimento. Non è solo all’interno delle istituzioni, il commissariato, il monastero, la casa principesca e quella della prostituta, Aiche, che l’uomo viene messo sotto torchio e distrutto dall’esercizio delle varie forme di Potere (spirituale, economico, erotico – sentimentale), diverse ma complementari. Emerge una visione totalizzante e continua dell’esercizio del Potere a scapito dell’uomo, un panopticon foucaltiano che grottescamente riprende il circuito del colonnato di San Pietro dove, non a caso, si verificherà l’epilogo. La figura del papa, spogliata dal suo ruolo, diviene solo un pretesto. Ferreri alla domanda se nel “Papa buono” (Giovanni XXIII, quello tanto agognato nel suo film) ci fosse l’ultima possibilità di salvezza per una chiesa in disfacimento, risponde: «Il tentativo di Giovanni XXIII non fu altro che un tentativo al servizio del potere. Nel film non c’è nostalgia per papa Giovanni o per il Concilio; Giovanni è stato uno dei più grossi “public relations men” degli ultimi anni […]. L’udienza è l’analisi di un potere in disfacimento ma che è ancora pericoloso». Una via di fuga, da questo labirinto marmoreo in cui Amedeo è schiacciato, è presente fin dall’inizio della pellicola. Nonostante ciò, egli respinge anche l’unica cosa donatagli senza interesse: l’amore di Aiche (Claudia Cardinale). La donna, in un primo momento a servizio del potere, impara ad amare Amedeo, lo protegge e addirittura lo mantiene. Egli sembra non rendersi nemmeno conto di quanto Aiche faccia per lui tanto è concentrato sul raggiungimento del suo inutile scopo. Pensa di trovare risposte e salvezza nel Papa, così si auto condanna all’infelicità e al continuo vivere nel suo ‘incubo kafkiano’. Ne L’udienza ritroviamo i temi dell’isolamento, della morte e dell’esclusione oltre che ai classici argomenti ricorrenti ferreriani: la relazione uomo-donna, la fuga, l’erotismo. C’è ancora una volta la possibilità del raffronto tra il queste istanze e il mondo e il cinema di Ferreri. L’isolamento, l’esclusione e la morte sono leggibili non solo come tematiche basilari della vita dell’uomo, ma anche in chiave autobiografica. Un Ferreri isolato nell’illusione del cinema, escluso dalla prassi politica e dalla militanza, anche e forse soprattutto per le sue ‘incapacità’.