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Reviews

Road to nowhere di Monte Hellman (Venezia 67esima edizione)

“Hellman mette a nudo se stesso, raccontando la storia di un film, dell’ossessione di un regista per la sua realizzazione, della passione della troupe, degli attori, degli autori, e ci cuce intorno una storia noir alla quale non dedica troppo spazio narrativo, visto che il fine ultimo è esplicitare l’amore verso il proprio mestiere e delineare i tratti della propria visione”.

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Dulcis in fundo. E’ il caso di dirlo, visto che arriva nella zona Cesarini del festival l’ultimo film di Monte Hellman, leggendario mestierante nato nella factory di Corman, scopritore di Quentin Tarantino che, dopo anni di silenzio forzato, ritorna con il suo film manifesto, Road to nowhere, mettendo in superficie tutti quei sottotesti che nei film precedenti avevano fatto la poetica del suo cinema.

Hellman mette a nudo se stesso, raccontando la storia di un film, dell’ossessione di un regista per la sua realizzazione, della passione della troupe, degli attori, degli autori, e ci cuce intorno una storia noir alla quale non dedica troppo spazio narrativo, visto che il fine ultimo è esplicitare l’amore verso il proprio mestiere e delineare i tratti della propria visione.

E’ il classico caso in cui la visione del film parla da sé e rivela tutto, nel suo contenuto, della trasmissione di un concetto artistico, troppo alto per non essere preso in considerazione.

Gianluigi Perrone

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