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12 Irish Film Festa: Unquiet Graves di Sean Murray

Unquiet Graves ricostruisce i misfatti della cosiddetta Glenanne Gang, il gruppo paramilitare lealista che negli anni settanta, durante il conflitto nord irlandese, si macchiò di 120 omicidi, uccidendo a bruciapelo e con metodica determinazione cittadini cattolici nord irlandesi

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In Irlanda li chiamano Troubles per riferirsi ai disordini scaturiti durante il conflitto nord irlandese che per circa trent’anni (dalla fine degli anni sessanta alla fine dei novanta) vide cattolici e protestanti uno contro l’altro, armati in una lotta senza quartiere che non risparmiò vittime e tragedie in ambedue gli schieramenti. Lungi dall’essere dimenticato, il periodo in questione rimane a tutt’oggi una ferita ancora aperta non solo per l’impossibilità di dimenticare le proprie vittime ma in ragione di una pacificazione avvenuta senza aver chiarito molte delle circostanze che portarono all’uccisione di uomini, donne e bambini. Sean Murray se ne assume la responsabilità, ricostruendo i misfatti della cosiddetta Glenanne Gang, il gruppo paramilitare lealista che negli anni settanta si macchiò di 120 omicidi, uccidendo a bruciapelo e con metodica determinazione cittadini cattolici nord irlandesi. Autori di alcune delle stragi più cruente di quel periodo, lo squadrone della morte agì in collusione e con il sostegno del governo inglese e delle forze militari (inglesi) e di polizia (locali) ufficialmente impiegate per assicurare l’ordine nel paese.

Facendo proprie le risultanze delle indagini compiute dalle organizzazione per i diritti umani, denominate The Pat Finucane Centre e Dublin-based Justice for the Forgotten, e potendo contare sul sostegno di Anne Cadwallader, autrice del best seller Lethal Allies, in cui si riesce a dimostrare la collusione degli assassini con le istituzioni inglesi, Sean Murray si rende artefice di un’opera la cui importanza deriva non solo dal fatto di dare visibilità alla vicenda, denunciando le ostruzioni messe in atto dai responsabili per fare luce sulla verità, ma anche per la funzione catartica, rivolta innanzitutto ai parenti delle persone scomparse, in parte sollevate del proprio dolore dalla possibilità di affidare alla memoria collettiva il ricordo dei loro cari.

Puntando alla concretezza, senza però dimenticare le potenzialità del mezzo, Murray realizza un film in bilico tra commozione e sangue freddo, riuscendo a guardare in faccia il diavolo (la testimonianza di uno dei killer è davvero sconvolgente) senza scadere nel sensazionalismo o nell’autocelebrazione. Al servizio degli altri e non di se stesso, Unquiet Graves è, si, un film politico e di denuncia, ma è anche attraversato da un intimismo poetico e struggente: prova ne sia la sequenza finale in cui la voce narrante di Stephen Rea legge la poesia di Seamus Heaney dedicata al cugino Colum, vittima tra le vittime, mentre le animazioni compiono il miracolo di farli incontrare per un’ultima volta. Se poi ci mettiamo che, alla pari di Alex Gibney, anche Murray racconta la Storia con il respiro del thriller e del noir, alterando generi (oltre a quelli citati aggiungiamo inserti di finzione) e sovrapponendo formati, non si fatica a capire il perché Unquiet Graves abbia riscosso attenzione e successo anche al di fuori dei confini nazionali.

  • Anno: 2018
  • Durata: 75'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Gran Bretagna
  • Regia: Sean Murray