Ambientato dopo la Seconda Guerra Mondiale nella Jugoslavia socialista del Piano quinquennale, Red Boogie utilizza la metafora del jazz come simbolo di libertà e fuga dal dogmatismo imperante. Il plot è accattivante: una stazione radio manda un gruppo di giovani musicisti nelle campagne jugoslave per risollevare il morale dei lavoratori; ma il repertorio loro richiesto, un convenzionale repertorio folkloristico, sarà più volte contaminato da incursioni jazz e boogie, censurate dai segretari dei partiti locali.
Il rapporto tra arte e società, la libertà espressiva dell’artista che non può essere limitata da censure, è un tema spesso ricorrente nel cinema di Karpo Godina, che è stato una delle personalità chiave della Black Wave, la Nouvelle Vague jugoslava. In Red Boogie il tema centrale è la musica, il contrasto tra l’improvvisazione libera da dogmi, tipica della musica jazz, e l’imbrigliamento della musica ‘nazionale”, metafora del difficile equilibrio tra politica comunista e Occidente. È proprio la paura di una ‘invasione culturale americana’ il fil rouge di Red Boogie; una paura che Karpo Godina interpreta con ironia e in modo tragicomico, ponendo l’accento sull’assurdità di alcune situazioni e sulla paranoia da esse provocate. Paradigmatica, in questo senso, la sequenza in cui il gruppo di musicisti offre il suo aiuto per la disinfestazione dei campi dall’invasione di una specie americana di insetti, a mostrare come l’Occidente sia una minaccia non solo politica e culturale ma finanche per l’agricoltura e l’economia.
La scena finale, che sovrappone l’immagine di propaganda di un gruppo di lavoratori al loro primo incontro con il mare all’epilogo del destino dei giovani musicisti, è una sintesi perfetta del dilemma imperante in Red Boogie: il libero arbitrio dell’individuo in contrasto con gli ‘scopi sociali’.
Michela Aloisi