Il titolo potrebbe risuonare alquanto inquietante alle orecchie di chi non sapesse che, in realtà, Voglio mangiare il tuo pancreas non è l’ennesimo horror truculento per stomaci forti, bensì la trasposizione animata sul grande schermo dell’omonimo romanzo di Yoru Sumino, che ha conquistato la critica vincendo, con i libri della saga, il Japan Bookseller Award nel 2016 e vendendo oltre 2,6 milioni di copie. A firmarla Shin’ichirô Ushijima. Al quale va riconosciuto il merito di avere dato vita a un film in live action che ha incassato in Giappone oltre 32 milioni di dollari, ricevendo la nomination per il miglior film dell’anno al Japan Academy Award 2017.
Ora la pellicola approda finalmente sugli schermi nostrani, ma il tempo a disposizione per vederla non sarà moltissimo. Della serie chi si accontenta gode o meglio di niente. Per cui l’occasione offerta da Nexo Digital (in collaborazione con Dynit), dal 21 al 23 Gennaio, è di quelle che non bisogna lasciarsi sfuggire per regalarsi una visione capace di emozionare senza soluzione di continuità chi saprà aprire all’opera del cineasta nipponico le porte del cuore.
La struggente storia al centro del film racconta del ritrovamento, da parte di uno studente delle superiori, del diario di una compagna di classe, Sakura Yamauchi. Ma quel diario custodisce un segreto, perché Sakura soffre di una gravissima malattia pancreatica. I suoi giorni sono contati, ma la ragazza ha deciso di affrontare la tragedia con leggerezza e allegria, e il suo compagno, custode del segreto, decide così di trascorrere sempre più tempo con lei. Nonostante i due abbiano personalità agli antipodi, quel tremendo segreto li avvicinerà sempre più.
Tanto le pagine del romanzo quanto quelle dello script mescolano sapientemente i temi e le dinamiche che solitamente alimentano i plot dei teen-movie (amicizia, amore, paure, fragilità, confronto generazionale, crescita, ricerca della propria identità) con quelli che affollano il dramma esistenziale e sociale (vita, morte, elaborazione del lutto, importanza della memoria, conflitto tra destino e scelta). Il rischio di una saturazione sulla timeline era dunque piuttosto elevato, ma eccetto il solito accumulo di minuti di troppo e di finali, il regista riesce a scongiurare il pericolo facendo coesistere i diversi temi senza che l’uno prenda il sopravvento sui restanti. Questo fa di Voglio mangiare il tuo pancreas un contenitore di buoni sentimenti, messaggi e argomentazioni che non scivolano mai sulla superficie del banale. Le emozioni che scaturiscono dalla visione sono genuine, a tratti intense, e vanno di pari passo con le folate di poesia e di lirismo (le passeggiate dei due protagonisti sotto i petali di ciliegio o quella sulla spiaggia) che alcune scene consegnano allo spettatore di turno. Parole e immagini si fondono per dare alla luce momenti che accarezzano e inumidiscono le guance, a cominciare dall’incontro scontro a casa di Sakura o nella stanza d’ospedale.
Dal punto di vista della confezione visiva, l’alternanza di animazioni bi e tridimensionali mette in evidenza delle discrepanze in termini di continuità nella resa finale. Il meglio viene proprio da quei momenti di lirismo ai quali si faceva riferimento in precedenza e dai scenari che fanno da cornice, mentre la meccanicità e la mancanza di fluidità nei movimenti dei personaggi appare il punto debole. Ciò non mette però in discussione il gusto e la pregevolezza della composizione del quadro.