“Tu mi hai trattato come una persona!”: sono queste le belle parole di ringraziamento che la squadra dei Los Amigos lancia al suo allenatore Marco Montes dopo essere arrivata seconda al campionato nazionale di basket. Dopo aver aggredito l’allenatore della squadra di basket di cui è il secondo, Marco Montes rovina la sua giornata ‘no’ urtando da ubriaco una macchina della polizia verso la quale non manca di rivolgere accuse verbali. Arrestato e messo a processo con rito abbreviato, gli vengono concessi novanta giorni di servizio socialmente utile. I Los Amigos, una squadra composta da persone con disabilità intellettive, accolgono Marco con entusiasmo fin dal primo giorno, intenzionati a divertirsi e ad arrivare fin dove possibile nel campionato. Marco invece, rassegnato, non vede di buon occhio la situazione, soprattutto perché incapace di affezionarsi alle persone.
La commedia Non ci resta che vincere più che entrare nella lista delle pellicole sulla diversità e sull’inclusione fa parte di un altro ‘genere’, quello dell’affettività. Il protagonista, l’allenatore Montes, ribalta completamente le aspettative dello spettatore che entra in sala, proponendo un punto di vista sano e ‘normale’ su un tema così importante. L’uomo, infatti, si ritiene talmente anaffettivo da non poter guidare alcun tipo di squadra, sportiva o familiare, superando così la visione che ogni essere umano dà al concetto di disabilità.
La sua inadeguatezza si incontra con questo gruppo di persone, ma viene accettata, apprezzata e incoraggiata perché tutti manchiamo di qualcosa come lui. Siamo oltre le barriere fisiche e mentali, siamo in uno sguardo limpido della realtà in cui viviamo, varia e colorata. Più gli allenamenti vanno avanti e più il coinvolgimento tra i personaggi si fa sincero, regalando sequenze in cui l’ironia agisce sul dramma, accrescendo l’emozione della narrazione. La regia è semplice ma efficace, la visione è piacevole, a tratti quasi indispensabile. La domanda “Chi è normale?”, accompagna in maniera velata tutta la vicenda, contribuendo a non spezzare il ritmo entusiasta che avvolge atmosfere, luoghi e azioni. Senza scadere in patetismi, Non ci resta che vincere ricorda che spesso per realizzare un buon film non occorrono grandi colpi di scena o nuove tecnologie, basta una storia. E la sua verità.