“Ophüls dirigeva con grande autorità. Non voleva saperne di “impossibilità” nel realizzare le scene e non voleva sentire o vedere gente stanca intorno a lui. Alle tre di un mattino mi trovò addormentata in un angolo di una camera di una villa dove si giravano degli esterni: mi svegliò con un tremendo urlo. In tedesco. La stanchezza mi aveva dato la febbre. Non mi credeva: fra un ‘Herr Gott’ e un altro mi invitava a riprendere il lavoro. Persa la pazienza me ne andai a casa mandandolo all’inferno in buon dialetto milanese. Ero impressionata del suo modo di dirigere. Come un medico che dimentica la pietà per salvare il paziente”.
In una dichiarazione tratta dal numero 14 della rivista Star, risalente al 28 Aprile 1945, raccontò questo l’attrice Isa Miranda a proposito del cineasta tedesco Max Ophüls (all’anagrafe Max Oppenheimer), che, rientrante tra i maggiormente amati da Stanley Kubrick, la diresse nel 1934 ne La signora di tutti, una delle sue primissime esperienze al servizio del grande schermo.
Tratta da un romanzo di Salvatore Gotta e vincitrice della Coppa del Ministero delle Corporazioni quale film italiano “tecnicamente migliore” presso la seconda Mostra del cinema di Venezia, una pellicola in bianco e nero girata a Roma e che la vide nei panni vagamente autobiografici della milanese Gabriella figlia di un colonnello e orfana di madre, che, divenuta una diva della Settima arte in Francia con il nome d’arte Gaby Doriot, si trova a lottare con la morte in sala operatoria dopo aver tentato il suicidio mentre la attendevano su un set.

Ed è ricorrendo ad un espediente narrativo curiosamente anticipatore di quello analogo sfruttato sedici anni più tardi da Billy Wilder in Viale del tramonto che il futuro autore di Sgomento e Il piacere costruisce un lungo flashback destinato ad attraversare l’intera oltre ora e venti di visione, con la donna che, sotto l’azione dell’anestetico, rivive i momenti traumatici della sua sfortunata esistenza sentimentale e di femme fatale.
Al servizio di un elaborato che introduce la tematica dello spettacolo quale universo illusorio e crudele più volte tornata nella fimografia ophülsiana e che, con un’intervista audio di venti minuti alla Miranda a cura di Francesco Savio nella sezione extra e un booklet corredato di note, testimonianze e critiche giornalistiche incluso nella confezione, è Ripley’s Home Video a riscoprire su supporto dvd ricavato da un master digitale realizzato a partire da un lavender appositamente stampato dal negativo originale e colonna sonora restaurata e rimasterizzata.
La stessa Ripley’s Home Video che provvede a rendere disponibile su disco anche l’ultima fatica del regista originario di Saarbrücken: Lola Montès, concepito nel 1955 prendendo le mosse da un libro di Cécil Saint-Laurent basato sulla vita della danzatrice Lola Montez.
Con le fattezze di Martine Carol, infatti, la seguiamo nella sua ascesa e caduta di ballerina e cortigiana che destò scandalo in mezza Europa nel XIX secolo facendo innamorare di sé il compositore Franz Liszt e Luigi I di Baviera.

Ballerina che concluse la propria fastosa carriera come attrazione di un circo americano dove l’impresario che nel film possiede i connotati di Peter Ustinov la esibisce come mostro di dissolutezza, a cui il pubblico può fare domande e baciare la mano per un dollaro.
Circo il cui multicolore mondo si rivela uno dei principali punti di forza dell’operazione, grazie in particolar modo alla splendida fotografia per mano di Christian Matras, che valorizza alla grande la accattivante varietà cromatica sfoggiata da scenografie e costumi.
Varietà cromatica oggi pienamente riapprezzabile grazie al restauro che, iniziato nel 2006, è stato effettuato partendo dal negativo originale incompleto della versione del 1957, da spezzoni monocromatici e dalla copia lavoro, tutti conservati presso la Cinématheque de la Ville de Luxembourg, e da una copia posta nella Cinémathèque Royale de Belgique.
Perché, all’epoca della sua distribuzione italiana, Lola Montès subì cinque minuti di tagli – non per censura, ma per semplice accorciamento delle scene – qui reintegrati in versione originale con sottotitoli.
Tagli specificati nelle note presenti nella custodia amaray che racchiude il dvd, corredato di contenuti speciali rappresentati da trailer italiano, Cinenovella, sette minuti di sguardo al restauro dell’immagine e dieci di featurette Il circo dei ricordi, con interventi di Ophüls, Ustinov, la Carol, della sceneggiatrice Annette Wademant e dell’assistente alla regia Alain Jessua.