Il grande pubblico italiano lo conosce soprattutto per il ruolo dell’irresistibile ladruncolo romano denominato “Er Monnezza” che, introdotto nel 1976 dal compianto Umberto Lenzi nel supercult Il trucido e lo sbirro, si è poi cinematograficamente evoluto nell’altrettanto irresistibile figura dell’esilarante, sboccato poliziotto Nico Giraldi, protagonista della fortunata saga iniziata tramite Squadra antiscippo e conclusasi con Delitto al Blue gay.
Ma, scomparso nel 2017, Tomas Milian vanta una filmografia di circa centoventi crediti spazianti in diversi filoni, dal drammatico al western, passando, appunto, per la commedia e il poliziesco, tra un La banda Casaroli di Florestano Vancini e un Traffic di Steven Soderbergh.
Una filmografia in cui rientra anche il dimenticato Luci lontane, che, tratto dal romanzo Venivano dalle stelle di Giuseppe Pederiali, diretto nel 1987 dal cesenese Aurelio Chiesa sotto la produzione di Claudio Argento e mai distribuito in videocassetta, approda finalmente su supporto dvd grazie a Mustang Entertainment, portandoci a conoscenza di uno degli ultimi esempi di fantascienza made in Italy sfornati nell’epoca d’oro del cinema di genere tricolore.
Infatti, l’indimenticato Tomas vi veste i panni di un uomo residente in una anonima cittadina della Romagna che, rimasto recentemente vedovo e con un figlio a carico, prima stenta a credere al bambino che dice di aver incontrato in un parco la madre defunta, poi, dopo aver scoperto che nella bara in cui era rinchiuso non è più presente il corpo della donna, si trova ad avere a che fare con altri deceduti che sembrano aver ricominciato a circolare nel posto.
Deceduti manifestanti le stesse sembianze che possedevano da vivi, in quanto, man mano che la oltre ora e mezza di visione si evolve lentamente accompagnata dalle efficaci musiche di Angelo Branduardi, appare sempre più evidente che vi sia lo zampino di misteriose entità aliene dietro il curioso accaduto.
Al servizio di un elaborato decisamente atipico che, tra sguardo vagamente avatiano e sentimenti legati all’elaborazione del lutto, con William Berger e Laura Morante inclusi nel cast individua uno dei propri pregi nella cupa e triste atmosfera enfatizzata dalla fotografia di Renato Tafuri.
E, sempre rimanendo nell’ambito di titoli recuperati dal curriculum milianiano, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibile per il mercato dell’home video digitale La notte brava, datato 1959, ovvero il primo lungometraggio cinematografico interpretato dal grandissimo attore cubano, il quale ricopre in questo caso il ruolo di un giovane della Roma bene (Achille detto “il Moretto”) che, insieme, a due amici, si ritrova a trascorrere una serata insieme a tre borgatari che stavano tentando di rubargli l’automobile, aprendo loro le porte della sua lussuosa villa.
Tre borgatari che, rispettivamente con le fattezze di Jean-Claude Brialy, Laurent Terzieff e Franco Interlenghi, sono soprannominati Scintillone, Ruggeretto e Bella Bella e finiscono uniti ai tre soltanto dopo essere stati derubati dalle due prostitute Anna e Supplizia, incarnate da Elsa Martinelli e Antonella Lualdi; nel corso di una nottata tempestata di alcool ed escursioni all’interno di locali, ma solo per lasciar emergere il loro desiderio di consumare, subito, tutto, tanto da farli quasi apparire in qualità di sorta di predecessori di quelli che sarebbero stati i componenti della famigerata banda della Magliana.
A tal proposito, non poco simboliche sono le mille lire gettate per suggerire la nulla importanza conferita al denaro non guadagnato onestamente da quelli che, in fin dei conti, altro non sono che balordi impegnati a sbarcare il lunario diventando cafoni con i soldi in mano, qui destinati ad incontrare giovani annoiati della borghesia.
Del resto, se al timone di regia abbiamo il Mauro Bolognini che era allora il regista dei giovani mariti di provincia, alla sceneggiatura figura il poeta dei ragazzi di vita Pier Paolo Pasolini, partito da un suo libro e che fu contrario alle eccessivamente pulite facce coinvolte, sicuramente utili alla “spettacolarità” del grande schermo, ma lontane dal realismo.
Con sezione extra del disco annoverante nove minuti riguardanti la censura negli anni Cinquanta e ventuno atti a riassumere il quadro cinematografico dell’epoca in cui si collocarono Bolognini e Pasolini.