Avengers: Infinity War è il momento clou di tutta la saga cinematografica Marvel, ogni tassello inserito nei precedenti dieci anni conduce a questo capitolo, portando tutti i precedenti film a una conclusione e lanciando definitivamente verso una nuova era le prossime pellicole de La Casa delle Idee.
In realtà Avengers: Infinity War è un film diviso in due parti (il prossimo, previsto per maggio 2019, non ha ancora un titolo), ma i fratelli Russo (Anthony e Joe Russo), già registi di Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War, firmano uno dei capitoli più cupi e oscuri di tutta la saga. Nel progetto più importante e ambizioso realizzato fin ad ora dalla Marvel, i fratelli Russo, insieme agli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely, condensano non solo tutte le aspettative di un pubblico preparato a questo evento con ben 19 lungometraggi, ma realizzano un film dove per la prima volta entra finalmente in scena Thanos, il villain che probabilmente ha più importanza in tutto il MCU (Marvel Cinematic Universe). È infatti lui l’artefice di tutto. Intenzionato a impossessarsi delle sei Gemme dell’Infinito, devasta e distrugge qualsiasi cosa gli si opponga: per la prima volta in un film Marvel, il principale antagonista della storia ha una rilevanza fondamentale all’interno del film. Thanos è un personaggio temibile e spietato, la sua presenza incombe letteralmente sullo schermo, portando con sé una carica di timore e imprevedibilità che fin dalle primisse scene mettono in chiaro una cosa: questo film non è come tutti gli altri.
Avengers: Infinity War ha nel suo villan la sua migliore caratteristica. Thanos ha una sua personalità, un’etica, un obiettivo e, soprattutto, dei drammi interiori, palpabili e percebili. Non è un semplice cattivo intenzionato a dominare l’universo: nei suoi piani di conquista vive lo spettro di un passato difficile e violento. La sua personale battaglia ha come ultimo scopo risolvere un problema di sovrappopolamento che riguarda direttamente anche la nostra società. Gli Avengers, in questo caso, non rappresentano solamente il bene, ma un vero e proprio modo di vedere questo dilemma. Non si scontrano solo due forze fisiche, ma due mentalità completamente diverse.
Tutto Avengers: Infinity War può essere visto dal punto di vista di Thanos. È un personaggio enigmatico che non incarna pura e ottusa malvagità. Ogni sua mossa, decisione e perfino sacrificio, può raccontare una storia diversa, e se le aspettative sembravano preparare lo spettatore al “solito” cattivo, il film avrà modo di mostrare lati inaspettati e sorprendentemente profondi.
Con l’ultimo capitolo degli Avengers si raggiunge un punto fondamentale della saga. I fratelli Russo riescono – molto meglio che in Captain America: Civil War – a creare un’alchimia tra tutti i personaggi Marvel (anche tra chi per la prima volta si trovava insieme sullo schermo) tale da gestire al meglio qualsiasi tipo di situazione: dal dramma alla commedia, dal dialogo all’azione – ma anche nelle scene d’azione più esaltanti – il film continua a mantenere (se non ad alzare) il livello di intrattenimento e d’ironia tipica delle sue storie. Solo nella seconda parte del film, Avengers: Infinity War mette in scena toni sempre più drammatici e tenebrosi. Con l’aumentare della spettacolarità, le scene si fanno sempre più tragiche e angoscianti, fino a regalare uno dei finali più inaspettati e incredibili di sempre. Se l’ironia è uno dei marchi di fabbrica dell’intera operazione Marvel, il prossimo capitolo sembra preparsi per essere uno tra i più cupi di sempre.