Ormai nota grazie al notevole successo riscosso dalla saga Sharknado, ma conosciuta prima di tutto per essere la factory made in USA che, in tempo record, sforna mockbuster, ovvero imitazioni a basso costo di successi hollywoodiani, la Asylum non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di mettere in piedi la propria personale risposta a Mad Max: Fury road.
Puntualmente, infatti, nello stesso 2015 che ha visto furoreggiare nelle sale mondiali il quarto capitolo della saga creata da George Miller, ecco spuntare Road wars, a firma del Mark Atkins che, autore, tra l’altro, di Android cop e In the name of Ben Hur, figura tra i cineasti più attivi della label di David Michael Latt.
Circa un’ora e mezza di visione che, ovviamente, recupera dal citato lungometraggio interpretato da Tom Hardy la futuristica ambientazione arida e desertica, con tanto di manipolo di personaggi divisi in bande e che che si spostano a bordo di automezzi corazzati, in questo caso alla ricerca di risorse idriche su un pianeta Terra le cui riserve di acqua sembrerebbero essere esaurite.
Però, tra consueti momenti d’azione (con tanto di lanciafiamme tirati in ballo) intervallati ad abbondanza di dialoghi, a fare la differenza è qui una variante horror, perché a rappresentare una pericolosa minaccia sono esseri zombeschi bevitori di sangue e che escono soltanto di notte, sebbene qualcuno asserisca che esistano anche cosiddetti vampiri diurni.
Man mano che, con canzoncine punkeggianti a fare da colonna sonora, è la ricerca di un antidoto all’epidemia a caratterizzare l’insieme, reso disponibile su supporto dvd italiano dalle stesse Minerva pictures e Dynit che lanciano dalle nostre parti anche un’altra asylumata per la regia di Atkins: Battle of Los Angeles.
E parliamo di un titolo datato addirittura 2011, in quanto nato sulla scia di World invasion (conosciuto in patria come Battle Los Angeles) di Jonathan Liebesman per raccontare di una Città degli angeli che, difesa nel 1942 dalle forze americane da un oggetto volante non identificato, si trova ad avere a che fare settant’anni più tardi con una nuovo attacco da parte degli alieni.
Attacco che viene fronteggiato da un gruppo di sopravvissuti guidati dal sergente dei marine Tyler Laughlin interpretato da Kel Mitchell, il quale non solo s’imbatte nel giovane pilota della Seconda Guerra Mondiale Pete Rogers alias Dylan Vox, ma incontra anche l’agente segreto Karla Smith dalle fattezze di Nia Peeples, che li conduce in un bunker raccontandogli di un prigioniero extraterrestre trattenuto dal governo per sei decenni.
Del resto, al di là del già citato modello di riferimento, a partire dalla gigantesca astronave spuntata sulla metropoli non manca di guardare chiaramente a Independence day di Roland Emmerich il tutto, riprendendone anche la sequenza dell’incontro ravvicinato al chiuso, ma rendendola più da film dell’orrore, con tanto di getto di vomito verdastro e una decapitazione.
Mentre il movimento regna sovrano, all’insegna di massicce dosi di immancabile effettistica digitale a basso costo, decisamente vicina, nell’impatto visivo, all’universo dei videogiochi.
Ma, a proposito di divertente trash da schermo diffuso su supporto digitale da Minerva e Dynit, un altro inedito adatto ad una serata casalinga in compagnia di amici poco propensi a prendersi sul serio è Day of reckoning, produzione 2016 della Epic pictures Group che vede dietro la macchina da presa Joel Novoa, ovvero uno dei registi della serie televisiva Arrow.
Con la Barbara Crampton del mitico Re-Animator inclusa nel cast di individui che non mancano di trovarsi in contrasto tra loro nonostante la tragica situazione generale, quello che il Dread central ha definito “Un monster movie epico e selvaggiamente ambizioso” si concentra sull’umanità impegnata difendersi dalle forze del male che, emerse quindici anni prima dal sottosuolo nel Giorno del Giudizio, tornano a portare scompiglio, non paghe sicuramente dell’infernale olocausto scatenato allora.
Forze del male che rappresentano un vero e proprio mistero, interpretate da alcuni in qualità di punizione divina, da altri ancora, invece, associate a demoni o intese come creature preistoriche rimaste ibernate per secoli.
Perché, in fin dei conti, tra svolazzanti proto-pterodattili, mostruosità quadrupedi e perfino bipedi digitalmente ricreate, non possono essere altro che i dinosauri a venire richiamati dai loro look di sbrana-uomini pronti a seminare morte e distruzione.
Quindi, non è davvero il sano, bizzarro intrattenimento da z-movie a risultare assente!