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Quando Alice ruppe lo specchio: uno degli ultimi maledetti splatter di Lucio Fulci

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Mai arrivato nelle sale cinematografiche, fece la sua primissima apparizione direttamente in televisione, nell’estate del 1991, quando non pochi furono i fan del gore che, assistendovi, provarono una certa sensazione di déjà vu dovuta al fatto che alcuni dei momenti maggiormente efferati ne ricordavano altri presenti in Un gatto nel cervello, diretto dallo stesso Lucio Fulci e distribuito l’anno precedente.

Il motivo è semplice: datata 1988 e conosciuta anche con il titolo anglofono Touch of death, Quando Alice ruppe lo specchio fece parte – insieme a Bloody psycho di Leandro Lucchetti, Luna di sangue di Enzo Milioni, Hansel e Gretel di Giovanni Simonelli, Massacre di Andrea Bianchi, Non aver paura della zia Marta di Mario Bianchi, Le porte dell’inferno di Umberto Lenzi e Sodoma’s ghost dello stesso Fulci – della serie di otto pellicole che costituirono la serie intitolata in origine I maestri del thriller e che, penalizzate da una travagliata gestione, prima ancora di approdare in home video finirono quasi tutte sfruttate a brevi tranci proprio nel sopra menzionato film curato da colui che ci regalò Non si sevizia un paperino e Zombi 2.

Quindi, coloro che, tra l’altro, ricordavano di aver già visto la sequenza in cui un filetto flambé viene ottenuto dalla coscia di una vittima femminile per poi essere mangiato non sbagliavano affatto, in quanto proveniente proprio da questa oltre ora e venti di visione incentrata sul vedovo Lester Parson, destinato a ridursi sempre sul lastrico a causa della sua sfrenata ossessione nei confronti del gioco e delle scommesse.

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Vedovo che, interpretato dal veterano Brett Halsey (La vendetta del dottor K. di Edward Bernds e Roy Colt & Winchester Jack di Mario Bava nel lungo curriculum), al fine di procurarsi il denaro utile a soddisfare la propria ludopatia ricorre continuamente ad un preciso modus operandi: seduce donne ricche e possibilmente vedove a loro volta, le convince a farsi intestare i propri averi e, infine, le trucida.

Un modus operandi che basta al compianto maestro romano dello splatter per mettere in piedi con pochissimi mezzi un’operazione in cui imprimere il proprio marchio di riconoscimento attraverso i consueti momenti di violenza, in questo caso spazianti da un corpo fatto a pezzi con motosega per essere dato in pasto ai maiali ad un altro squagliato nel forno, passando per il cruento investimento automobilistico di un vagabondo dalle fattezze di un giovane Marco Di Stefano.

Ma, man mano che la vicenda prende una piega giallo-soprannaturale nel tirare in ballo un misterioso omicida che sembrerebbe cominciare ad emulare le sanguinarie gesta del protagonista, è impossibile non avvertire nella malsana atmosfera generale un forte retrogusto di grottesca ironia mirata, senza alcun dubbio, a stemperare la crudezza delle diverse situazioni horror.

Sarebbe sufficiente citare l’incontro con una tipa barbuta o alla soprano sadomasochista che, incarnata da Ria De Simone, continua a cantare nonostante Parson s’impegni a schiaffeggiarla con forza prima di eliminarla.

Senza contare il valzer fornito dalla colonna sonora di Carlo Maria Cordio, che, insieme agli attori Al Cliver (all’anagrafe Pier Luigi Conti), Maurice Poli e Zora Kerowa, figura nei diciotto minuti di interviste poste in qualità di extra nel dvd del film edito da RaroVideo.

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