L’attesa, un film del 2015 diretto da Piero Messina, è l’opera prima del regista, con protagonista Juliette Binoche, ed è liberamente ispirato a La vita che ti diedi di Luigi Pirandello. È stato presentato in concorso alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai Nastri d’Argento, si è aggiudicato un Globo d’Oro 2016 per la Migliore Opera Prima e ha ricevuto 2 candidature a David di Donatello. Con Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Antonio Folletto, Domenico Diele, Corinna Lo Castro, Giovanni Anzaldo.
Sinossi
Tra le grandi stanze di una vecchia villa siciliana segnata dal tempo, Anna trascorre le sue giornate in solitudine. Solo i passi del tuttofare Pietro rompono il silenzio quando tutto d’un tratto si presenta Jeanne, una giovane donna che sostiene di essere la fidanzata di Giuseppe, il figlio di Anna. Ad invitarla in Sicilia per trascorrere insieme qualche giorno di vacanza è stato proprio lo stesso Giuseppe ma nessuna delle due donne sa dell’esistenza dell’altra. Per di più Giuseppe non è presente. Nessuno sa dove sia andato, anche le sue cose sono tutte nella sua stanza e viene da pensare che forse molto presto tornerà. I giorni però passano, le due donne lentamente imparano a conoscersi e l’intero paese prepara la tradizionale processione di Pasqua.
Note di regia
Tutto è iniziato da un ricordo d’infanzia. È notte, le strade del mio paese sono invase di gente. Si sentono grida, pianti, la tensione sale e coinvolge tutti e così ad un certo punto accade che il simulacro portato in processione smetta d’essere una statua intagliata nel legno e diventi per tutti i presenti qualcosa di reale. È come se la profonda condivisione di un’esperienza, di un pensiero, di un sentimento abbia la forza di generare una diversa, irrazionale, apparentemente impossibile verità. In fondo è quello che accade alle protagoniste del mio film. Protette ma anche isolate dal mondo, Anna e Jeanne iniziano ad attendere il ritorno di Giuseppe. E nel farlo immaginano una realtà che esiste proprio perchè da esse condivisa. È così che nasce tra due donne un muto sodalizio. Quasi inconsapevolmente si stringono, si fanno vicine nel tentativo di proteggere e nel contempo rendere più forte la loro fragilissima verità. La realtà è lì, troppo vicina forse per essere visibile. Troppo terribile per essere guardata. Così un poco si perdono, creano una parentesi, uno spazio nel tempo in cui c’è ancora una possibilità. E la loro è appunto una fede nella possibilità, quasi che condividere strenuamente un pensiero, possa restituire ad esso verità.
Ambientato in un’antica villa siciliana, L’attesa vive fondamentalmente di atmosfera e di prove attoriali. Juliette Binoche incarna Anna con tutta la sua fragilità emotiva e psicologica mentre Lou de Laage dà corpo e anima a Jeanne, chiamata a diventare donna nel corso di un viaggio rivelatosi per lei di iniziazione. A muovere il confronto emotivo tra i due personaggi è la scomparsa di Giuseppe, scomparsa le cui ragioni fino alla fine non vengono mai palesate. Anna e Jeanne devono confrontarsi con la perdita partendo una da una posizione di vantaggio rispetto all’altra: a muovere le fila è nella fattispecie Anna, che negando la perdita del figlio annega in tre giorni di finzione e apparente normalità il suo dolore. Con una regia asciutta, a tratti ambiziosa e prepotente (diversi sono i virtuosismi della macchina da presa o le inquadrature autoriali allegoriche), Piero Messina scampa il pericolo di risultare sorrentiniano, aggettivo che per via dei suoi trascorsi lo ha accompagnato prima della presentazione di L’attesa al Festival di Venezia 2015. Superati i titoli iniziali di sicuro impatto, ma degni del maestro Paolo, Messina si serve di una Sicilia fuori dal tempo, ancestrale e onirica (quella dei paesaggi segnati dalla lava, dalle immense ville barocche, dalle spiagge ristoranti e dagli aerei antincendio), per costruire un dramma da camera in cui le emozioni non si esternano ma si interiorizzano prima di sciogliersi in un’unica liberatoria lacrima. Da vedere più che da raccontare, Messina realizza un film che può contare sull’indispensabile presenza di Juliette Binoche, letteralmente trasfigurata nel dolore di Anna e brava a tal punto da far sembrare normale l’ottima prova della giovane collega. L’attesa è un esordio che avrebbe meritato miglior sorte e almeno un premio all’attrice francese.