Piccoli omicidi tra amici (Shallow Grave), un film britannico del 1994. Rappresenta il debutto alla regia di Danny Boyle, a partire da un soggetto originale di John Hodge, a sua volta ispirato ai Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. Ottimo esordio di Danny Boyle, con Ewan MacGregor. Una black comedy divertente e macabra anche oggi dopo 20 anni ancora godibilissima ed efficace.
Sinossi
Tre amici, due ragazzi e una ragazza, si dividono un appartamento a Glasgow. Quando decidono di cercare un quarto coinquilino vanno molto per il sottile. Dopo aver scartato e sbeffeggiato vari candidati, scelgono un uomo apparentemente senza segreti. Presto però il nuovo arrivato viene trovato morto, proprio in camera sua. Qui i tre scoprono anche una valigia contenente molto denaro. I pregi dell’humour macabro non mancano, e la bravura degli attori sopravanza le lacune e qualche incongruenza nello script.
La recensione di Taxi Drivers
Tratto dal romanzo scritto dallo stesso sceneggiatore John Hodge, che veste anche i panni di un detective, come le migliori storie nere metropolitane parte da questa semplicissima idea Piccoli omicidi tra amici (1994), primo lungometraggio cinematografico diretto dal futuro premio Oscar Danny Boyle, in seguito autore, tra gli altri, dell’allucinante Trainspotting (1996) e dello zombie-movie 28 giorni dopo (2002).
Lungometraggio cinematografico concepito a basso costo e che, commentato dalle musiche a firma del Simon Boswell spesso anche al servizio del nostro Lamberto Bava, prosegue con l’amicizia tra i tre protagonisti (dei quali merita la citazione soprattutto l’ottimo Eccleston) destinata inevitabilmente ad incrinarsi dopo che hanno provveduto a nascondere cadavere e soldi.
Perché, tra una citazione televisiva per il maxicult The wicker man (1973) di Robin Hardy ed indispensabili ma mai gratuite spruzzate di violenza, è fondamentalmente un’allegoria su celluloide relativa alla capacità dell’avidità (elemento ricorrente di quasi tutta la filmografia del regista di Manchester) di rovinare i rapporti personali quella che si “nasconde” dietro i circa 88 minuti di visione; i quali prendono il via presentando i connotati di una black comedy senza infamia e senza lode, per poi cominciare a privilegiare il progressivo aumento della tensione, fino a un inaspettato epilogo destinato a trasformare l’insieme in una delle più riuscite opere dell’autore di The millionaire (2008).