Non è la prima volta che il pubblico ha potuto notare la sua incredibile ferocio su piccolo schermo, essendo comparso nella seconda stagione di Daredevil, il primo supereroe uscito dall’accordo tra la casa delle idee e la piattaforma streaming statunitense, Netflix. Se bisogna essere onesti, osservando il livello qualitativo delle serie Marvel nel tempo, è palese come da Jessica Jones in poi ci sia stato una brusca frenata a livello narrativo, con puntate non troppo coinvolgenti a causa di scelte che hanno penalizzato la buona riuscita della storia, come si può natare soprattutto nel primo grande crossover con tutti gli eroi uniti. Allora anche The Punisher possiede gli stessi difetti? Ni. O, se si vuole essere precisi, solo nella prima parte della serie, che conta ben 13 episodi (il precedente The Defenders contava solo 8 puntate).
Dove siamo rimasti? Il racconto offre un riassunto di cosa è successo dopo la conclusione della seconda stagione con protagonista il diavolo di Hell’s Kitchen. A Frank Castle le faccende della Mano sono di secondaria importanza, perché il suo unico obiettivo è di vendicarsi della morte della famiglia, uccisa in un parco giochi newyorkese. In poco tempo si scopre l’infallibilità delle sue azioni, riuscendo a sterminare tutti quelli che erano coinvolti in quella sparatoria. La serie, dunque, dovrebbe essersi conclusa in quelle brevi (ma intense) sequenze. Usando la citazione di Ave Cesare dei fratelli Coen, “vorrei fosse così semplice”. In realtà, quello è solo la punta dell’iceberg, perché sotto a quell’avvenimento si nascondono segreti che coinvolgono le più grandi organizzazioni governative. La storia, infatti, offre l’occasione di spaziare nei ricordi (come il sogno/incubo di Frank con sua moglie), ma soprattutto nel passato più profondo del personaggio, a cominciare dalle sue missioni in Afghanistan, nelle quali gli slogan come “servire il proprio Paese” occultavano altre gravi finalità, a cominciare dal traffico di stupefacenti.
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The Punisher è considerato dalla stampa e dall’opinione pubblica morto in quel tragico incidente, ma nel corso degli episodi il soggetto viene contattato da David Lieberman, un ex-analista dell’NSA anch’esso ritenuto fuori gioco dopo che ha rivelato pubblicamente alcuni dati sensibili. La storia è infatti un continuo succedersi d’informazioni, con i personaggi che gradualmente prendono forma e si presentano nella loro reale natura, dall’amico Billy Russo, che ha condiviso assieme a Castle gli incarichi spinosi nella guerra in Afghanistan, all’agente della Homeland Security Dinah Madani, decisa più che mai a far luce su quella spinosa situazione che potrebbe minare la stabilità dell’intera Nazione. In più c’è il ritorno di un soggetto ormai abituale della Marvel Television Universe (universo spiegato a approfondito in questo articolo), la giornalista Karen Page, una ragazza estremamente determinata quando si tratta di far emergere la verità, e che ha avuto modo di conoscere Frank negli episodi di Daredevil.
Il racconto di The Punisher procede a fatica nella prima parte della stagione, che verso la metà subisce una grossa e inattesa svolta, mirando verso una narrazione che dosa azione con una forte introspezione del protagonista a stretto contatto con i suoi demoni interiori (essendo in perenne bilico tra la forza brutale che scorre nelle sue vene e il cedimento psicologico sempre più vicino), fino a scoppiare in un vortice di violenza nelle ultime due puntate attraverso due scene estremamente cruente e da pelle d’oca. La regia non lascia infatti spazio a filtri di alcun genere, mostrando le dure azioni accadute nella serie senza mai girarsi dall’altra parte. Per ultimo, un’interpretazione in assoluto fuori dagli schemi per l’attore Jon Bernthal, credibile nelle reazioni e nelle sensazioni percepite interiormente e con il costume con verniciato il teschio della morte che non sembra essergli per niente stretta.