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Seven Sisters: a parte la buona prestazione di Noomi Rapace, il film di Tommy Wirkola funziona solo a metà

Noomi Rapace dimostra di essere eclettica, istrionica, brava. Un vero talento. La sua interpretazione è sorprendente sebbene la sceneggiatura di Tommy Wirkola faccia acqua da tutte le parti. Seven Sisters si rivela un thriller distopico e frammentario che funziona soltanto a metà

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Il futuro è sempre stato un grande punto interrogativo nella storia dell’uomo. Incapace di prevedere la sorte, l’essere umano tende infatti a immaginare cosa succederà e come si evolveranno le cose, cercando anche un modo per esorcizzare le proprie paure. Molti registi si sono cimentati nella realizzazione di prodotti futuristici catastrofici o idilliaci per sensibilizzare il pubblico e stimolarne la riflessione. Tra questi anche Tommy Wirkola (regista di Hansel & Gretel – Cacciatore di streghe) che ha firmato Seven Sisters, un thriller sci-fi di ultima generazione in cui Noomi Rapace (protagonista della saga Millennium) dimostra tutto il suo talento. Divincolandosi tra cyber robot, androidi, intelligenze artificiali e computer altamente tecnologici, la Rapace diviene l’allieva prediletta del perfido Willem Dafoe dello Spider –Man di Rahimi e si prepara a superare il maestro.

In un futuro lontano in cui alimenti OMG creano la nascita eccessiva di gemelli, il governo introduce un provvedimento disciplinare in base al quale soltanto i primogeniti possono sopravvivere e portare avanti la specie umana. Se da un lato l’atto di assegnazione infantile monitora le nascite, dall’altro distrugge vite umane con la promessa di un’ibernazione prolungata. Sette sorelle riescono però a sfuggire ai controlli grazie alla recitazione studiata e minuziosa che il nonno ha impartito loro. Un solo personaggio con sette anime e sette personalità diverse nascosto dietro la stessa maschera. Sulla soglia di Uno nessuno e centomila, la protagonista è costretta a  eclissare la propria personalità dissimulando sentimenti e aspirazioni, piegandosi, giocoforza, alla mera legge della sopravvivenza darwiniana.

Noomi Rapace dimostra di essere eclettica, istrionica, brava. Un vero talento. La sua interpretazione è sorprendente sebbene la sceneggiatura di Tommy Wirkola faccia acqua da tutte le parti. Non approfondisce le differenze tra le sorelle, non presenta le particolarità di ognuna, non ne palesa le singole qualità. L’artista che dirige anche la pellicola, cerca di plasmare la versatilità dell’attrice ma sembra piuttosto che lei segua soltanto le sue direttive. Per fortuna. Molto più che uomini che odiano le donne, uomini che odiano se stessi e la loro specie, Seven Sisters si rivela un thriller distopico e frammentario che funziona soltanto a metà.

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