Babadook, un film del 2014 diretto da Jennifer Kent. È un horror psicologico, che narra la storia di una madre e di suo figlio, perseguitati da uno spirito. Acclamato dalla critica internazionale, il film ha avuto elogi da Stephen King, che lo ha definito “profondamente disturbante”.
Sinossi
Sei anni dopo la violenta morte del marito, Amelia deve fare i conti con gli incubi di Samuel, il figlio di sei anni. I sogni del bambino sono tormentati dalla presenza di un mostro che ha intenzione di uccidere lui e sua madre. Quando un inquietante libro di fiabe chiamato The Babadook viene ritrovato in casa, Samuel si convince che sia proprio il babadook la creatura che non lo lascia in pace. A poco a poco anche Amelia comincia a percepire un’inquietante presenza intorno a sé, realizzando che ciò di cui Samuel la avvertiva potrebbe essere reale.
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Esordio in grande stile per la regista Jennifer Kent con Babadook, un horror low budget (costato 2 milioni e mezzo di dollari di cui 30.000 sono stati raccolti con il crowfunding) con pochi attori in scena.
Essie Davis, insieme a Noah Wiseman, è la protagonista della maggior parte delle scene, dove dimostra una magistrale interpretazione psico-emotiva del suo personaggio, Amelia, una madre disperata, sull’orlo di una crisi di nervi, che tenta di essere forte per proteggere ciò che resta della sua famiglia, finendo per essere però una vittima. Il figlio, che non dorme quasi mai, non le dà tregua e la situazione precipita quando un giorno si materializza un libro “dark fairytale” in cui l’uomo nero 2.0 fa il suo ingresso in scena attraverso la prima lettura, che la mamma fa al figlio. Leggere ad alta voce “Dook – Dook – Dook” è il lasciapassare per il Babadook per entrare nella casa di Amelia e non ha alcuna intenzione di uscirne.
Jennifer Kent è una regista che offre più angolazioni visive per lo spettatore che si ritrova all’inizio del film trasportato in una dimensione onirica in cui Amelia sogna in slow motion l’incidente che le ha portato via il marito per ritrovarsi subito dopo sprofondare dolcemente nel letto. Babadook non è il classico film horror con volti fantasmagorici che ossessionano le anime pure: è un film in cui la regista riprende l’iter psicologico di una madre con visioni evocative, reminiscenze de Il cigno nero di Darren Aronofsky, e un’ambientazione dark barocco burtoniana. In questa miscela vincente e convincente la Kent mostra il Babadook in tutto il suo splendore orrorifico senza lasciare spazio all’immaginazione: è diretta e trasmette la potenzialità della pellicola anche attrverso il gioco espressivo attoriale dei protagonisti, che non risparmiano voli pindarici di stress e tensione emotiva, che sfocia in un’esplosione di volti impossessati dal mostro nero con gli artigli pronti mietere vittime.
Un film intelligente con il giusto dosaggio di horror e drammaticità, realizzato da una regista consapevole del background iconografico che ha terrorizzato milioni di persone negli ultimi anni. Attenzione a ripetere per tre volte “Dook”: un veemente bussare alla porta sconvolgerà la realtà casalinga di ognuno di voi.