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X Visioni Fuori Raccordo: The prison in twelve landscapes, un documentario sulla vita in carcere raccontata dal di fuori

The Prison in Twelve Landscapes della canadese Brett Story riapre il dibattito sul sistema carcerario statunitense, ponendo l'accento sull'aspetto economico, e sul fatto che questo abbia un indotto in termini di posti di lavoro, sfruttamento dei detenuti e produzione di beni e servizi (che molto poco ha a che fare con il crimine)

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La decima edizione della rassegna documentaristica romana Visioni Fuori Raccordo lascia ampio spazio anche al cinema internazionale: The prison in twelve landscapes, della regista  canadese Brett Story, è una riflessione sul sistema carcerario americano nell’era delle reclusioni troppo facili.

Il documentario, impreziosito dalla fotografia di Maya Bankovic, è un viaggio geografico (la Story è infatti una geografa) attraverso dodici luoghi degli Stati Uniti dove le carceri danno lavoro e influenzano la comunità locale: un autobus che da New York City raggiunge il penitenziario di Attica, il parco a Washington Square a Manhattan, la parte est del Kentucky, Detroit, Michigan,  sia oggi che durante le manifestazioni del Black Power nel 1967, Marin County, in California, il Bronx, Los Angeles, St. Louis nel Minnesota, Baltimora in Maryland,  Whitesburg in Kentucky, la 34th e la 37th a New York City.

Ogni luogo racconta una storia; per esempio a  Marin County le donne detenute sono volontarie del corpo dei vigili del fuoco e aiutano nello spegnimento dei vasti incendi; a Washington Square un’associazione di giocatori di scacchi ha tra i suoi giocatori un signore che ha imparato i trucchi del gioco proprio mentre scontava la pena, ad una città mineraria del Kentucky, la cui economia locale dipende dai posti di lavoro che la prigione di zona può garantire: tutto ruota intorno agli istituti di detenzione, che però sono tenuti ben lontani dalla vista.

The prison in twelve landscapes scava nella geografia nascosta dell’attuale sistema carcerario, fornendo un’opera dove non vediamo mai alcun istituto di pena, ma ci perdiamo nella vastità e nella diversità dei paesaggi americani dove passa anche la vita degli ex detenuti coi loro racconti inquietanti sulla facilità di venire incarcerati, basta una multa non pagata o la manomissione da parte delle autorità dell’orario di consegna, con la conseguente imputazione e incarcerazione.

I racconti di The prison in twelve landscapes mettono a nudo le contraddizioni di un paese che da sempre si dichiara fiero esportatore della democrazia nel mondo, ma che di fatto limita in maniera subdola le libertà personali, sia dei detenuti che dei loro familiari. E non soltanto: a giornalisti, registi e ricercatori viene sempre più di frequente negato l’accesso all’interno dei penitenziari. Se si prova a fare una ricerca su Google, l’indirizzo stesso del penitenziario è soltanto uno spazio bianco sulla cartina, dando l’idea che le prigioni siano come scomparse.

Avendo lavorato come attivista e giornalista all’interno delle carceri, Brett Story ha pensato a come gli edifici possano essersi mimetizzati nel paesaggio sociale, senza rendersi conto del fatto che nessun paese al mondo ha una popolazione carceraria così vasta come negli Stati Uniti.

L’obiettivo di The Prison in Twelve Landscapes è quello di riaprire il dibattito sul sistema carcerario, ponendo l’accento sull’aspetto economico, e sul fatto che questo abbia un indotto in termini di posti di lavoro all’interno del carcere, di utilizzo dei detenuti per l’estrazione di minerali (nel Kentucky), per la produzione di beni concepiti solo per i carcerati (come le musicassette trasparenti e senza viti), e abbia molto poco a che fare con il crimine.

  • Anno: 2016
  • Durata: 87'
  • Distribuzione: Cinereach/ Vital Project Funds
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: USA/Canada
  • Regia: Brett Story

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