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Interviews

In occasione dell’uscita del suo ultimo film, The Broken Key, Taxi Drivers intervista Louis Nero

Da qualche giorno è uscito The Broken Key, con Rutger Hauer, Michael Madsen, Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, William Baldwin, Kabir Bedi, Franco Nero. Taxi Drivers ha intervistato il regista, Louis Nero

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Louis Nero si laurea al DAMS di Torino nel 1999. Golem (2003) è il suo primo lungometraggio per il cinema, ha partecipato al David di Donatello ed è stato candidato alla Golden Ciak come miglior primo lavoro. Dal 2004 diventa membro permanente della giuria del David di Donatello. Nel 2005 ha realizzato il film Pianosequenza, nel quale le persone si incontrano per un istante, generando un forte impatto sul loro destino. Nel 2006 esce Hans, un thriller/horror con Daniele Savoca, Franco Nero e Silvano Agosti. Nel 2008 gira La Rabbia, con un cast “stellare” tra i quali: Faye Dunaway, Franco Nero, Tinto Brass e Corin Redgrave. La colonna sonora del film fu realizzata da Luis Bacalov e Teho Teardo. Nel 2011, gira Rasputin, film decisamente esoterico. Nel 2014 è la volta di Il mistero di Dante che vede protagonista il grande attore F. Murray Abraham. Da qualche giorno è uscito The Broken Key, con Rutger Hauer, Michael Madsen, Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, William Baldwin, Kabir Bedi, Franco Nero, Alex Belli e Chiara Iezzi.

Ciao Louis, ieri è uscito nelle sale il tuo nuovo film The Broken Key. Come lo definiresti? E soprattutto perché hai scelto di ambientarlo a Torino?

The Broken Key lo definirei un fanta – thriller. Torino è la mia città, quindi il luogo dove sono cresciuto e che ha ispirato tutte le mie fantasie da ragazzo. Per questo mio ultimo film, The Broken Key ,parlo di una cosa che conosco bene: l’alone di mistero che nasconde la mia città. Il film girato a York (Inghilterra), al Cairo (Egitto) e in Piemonte, è ambientato in un prossimo futuro il 2033, quindi ci siamo divertiti a inventare la Torino del futuro con auto volanti e grattacieli fuori dalle mura.

Cosa c’è dietro The Broken Key. Perché hai scelto di raccontare questa storia?

The Broken Key è il viaggio del protagonista Arthur J. Adams (Andrea Hirai Cocco), novello re Artu, che si lancia alla ricerca del Sacro Graal, in questo caso rappresentato dalla chiave spezzata. Come in tutti i racconti di avventura, l’eroe sarà aiutato dai suoi Cavalieri: Sarah Eve (Diana Dell’Erba), una pittrice esperta di antichità egizie, James Mind (Marco Deambrogio), esperto di simboli e numerologia e dal poliziotto Taron Iron (Walter Lippa). La nostra masnada si troverà ad affrontare numerosi pericoli per trovare un frammento andato perduto del “Canone Regio”, meglio conosciuto come “Canone di Torino”, realmente custodito all’interno del Museo Egizio di Torino. Nel loro viaggio incontreranno quelli che ho definito i sette saggi, che rappresentano i sette peccati capitali del nostro fedele e grande Dante Alighieri. I sette saggi sono i guardiani della porta che deve attraversare ogni eroe che si rispetti, ma il Guardiano sconfitto riserva sempre qualche sorpresa, la faccia nascosta della medaglia. Per i sette saggi ho scelto di lavorare con delle star internazionali che in un certo qual modo hanno dato un realismo eccezionale ai personaggi da me creati. Seguendo la traccia dei monaci medievali, che usavano un acronimo, “SALIGIA”, per ricordarsi la sequenza dei peccati, ho creato i miei personaggi: Kabir Bedi, il misterioso Sandokan, è la Superbia, Michael Madsen, il maledetto di Tarantino, è l’Avarizia, l’immortale Highlander, Cristhopher Lambert, è la Lussuria, il gelido androide di Blade Runner, Rutger Hauer, è l’Invidia, il seducente William Baldwin è la Gola, il Papa Buono di Angeli e Demoni, Marc Fiorini, è l’Ira, e, per finire, la meravigliosa Geraldine Chaplin, figlia di Charlot, è l’Accidia. L’obiettivo del mio film è quello di far vivere allo spettatore lo stesso viaggio che vive il protagonista, in modo da procurare la catarsi, come nell’antico teatro greco, e farlo uscire cambiato dopo l’immersione in un sogno ad occhi aperti. Il vero eroe è lo spettatore.

Che consigli daresti a un giovane cineasta che vuole vedere realizzata la sua opera?

C’è un solo modo, quello di perseverare con le proprie idee e prepararsi a un cammino irto e difficile. Ma poi, a lungo termine, la perseveranza paga sempre.

Per finire: dimmi un motivo per cui gli spettatori devono andare al cinema a vedere il tuo film.

Lo spettatore se ha il coraggio di mettersi in gioco ha la possibilità di viaggiare insieme al protagonista e cambiare con lui.

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