L’anima è fatta di cose di cui non riesci a sbarazzarti.
Figlio del compianto compositore Manuel De Sica, Andrea De Sica ha debuttato dietro la macchina da presa con I figli della notte, che, dedicato al padre e visto nelle sale cinematografiche a fine Maggio 2017, gli è valso il Nastro d’argento come miglior regista esordiente.
Un’opera prima che, sfruttando un’idea legata ai suoi anni del liceo e ad alcune persone che gli hanno segnato la vita, ha messo in piedi per raccontare la vicenda del diciassettenne di buona famiglia Giulio, il quale, interpretato da Vincenzo Crea, si ritrova catapultato nell’incubo della solitudine e della rigida disciplina di un collegio per rampolli dell’alta società, sorta di “prigione dorata” isolata tra le Alpi.
Un edificio al cui interno vengono formati i “dirigenti del futuro” e dove internet è imbavagliato, l’utilizzo del telefono viene concesso per mezz’ora al giorno e, soprattutto, nell’apparente accondiscendenza degli adulti si concretizzano violenze e minacce da parte dei ragazzi più “anziani”.
Un edificio in cui il giovane riesce a sopravvivere grazie all’amicizia con Edoardo, ovvero Ludovico Succio, altro ospite del posto, insieme al quale inizia oltretutto ad architettare fughe notturne verso un luogo proibito sito nel cuore del bosco circostante e dove fanno conoscenza con la giovane prostituta Elena, incarnata da Yulliia Sobol.
Personaggio, quest’ultimo, che finisce per rappresentare l’elemento necessario all’enfatizzazione di un erotismo destinato ad incarnare la trasgressione che fa parte, in realtà, dell’offerta formativa; in quanto il collegio è a conoscenza sia del locale che delle fughe e gli educatori – tra cui il Mathias dalle fattezze dell’ottimo Fabrizio Rongione – vigilano costantemente.
Man mano che nella memoria del cinefilo irriducibile vengono richiamati sicuramente modelli quali Fuori dal coro – Boychoir di François Girard e l’austriaco Hotel di Jessica Hausner, ma anche Suspiria di Dario Argento; soprattutto per quanto riguarda l’arrivo nel citato night club, abilmente descritto in maniera non distante da quella di una vera e propria discesa negli inferi, tra ossessivo quattro quarti della musica, individui poco rassicuranti e fotografia trasudante caldo colore rosso, in netto contrasto con il freddo bianco della neve negli esterni.
Del resto, pur non rientrando pienamente nel filone del thriller a tinte horror e rimanendo catalogabile nel filone drammatico, la oltre ora e venti di visione non solo include lunghi corridoi proto-Shining, ma finisce anche per individuare uno dei suoi maggiori punti di forza nella avvolgente, cupa atmosfera di desolazione ed abbandono.
Fino all’inaspettato e piuttosto duro colpo di coda conclusivo di un’operazione che, caratterizzata da una lenta evoluzione e destinata a rivelarsi un convincente attacco da grande schermo alle disgustose malefatte di una borghesia apparentemente linda e onesta, 01 Home Entertainment lancia su supporto blu-ray racchiuso in custodia amaray, a sua volta inserita in slipcase cartonato.
Con una sezione extra che, oltre a trailer e galleria fotografica, dispensa diciannove minuti di backstage e sei riguardanti il casting.