Penultima giornata della ventitreesima edizione del MedFilm Festival, in corso al cinema Savoy di Roma, dal 10 al 18 novembre, e che quest’anno dedica la rassegna alle autrici femminili, provenienti come sempre da differenti aree geografiche del bacino del Mediterraneo.
Gianfranco Pannone, curatore del Concorso Internazionale Documentari, ha introdotto la proiezione delle opere di nuovi autori nel panorama italiano, provenienti da varie scuole di cinema, sottolineando l’importanza generazionale dell’evento che si è concluso infatti con il Premio Speciale alla Carriera a Luigi Di Gianni; classe 1926, Di Gianni è uno dei più importanti documentaristi italiani, che da sempre affronta temi di carattere antropologico e sociale.
I primi due cortometraggi, presentati dalle stesse autrici, hanno come tema il mare: Arrivederci Agnes (Italia, 2017,10’), della regista, sceneggiatrice e montatrice Manuela Filomena e Il nostro mare (Italia, 2017,10’) della filmmaker libanese Randa Ghattas, entrambe allieve di Gianfranco Pannone al Master di Cinema e Televisione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, diretto dal produttore Nicola Giuliano.
Arrivederci Agnes ha dato l’opportunità a Manuela Filomena, nata e cresciuta ad Ariano Irpino, nell’entroterra campano, dove il film è stato girato, di esplorare e ragionare su un elemento, il mare, che non le apparteneva. E’ un racconto visivo che si lega al jazz come metafora della vita, il jazz è l’arte del timing, l’arte dell’improvvisare. Ci lascia sorpresi infatti il commissario, che invece di punire il protagonista, che ha romanticamente rubato uno scuolabus per portare la donna di cui è innamorato a vedere il mare, lo lascia andare. Probabilmente perché anche lui ha capito che il viaggio è la vera destinazione. Candidato al David di Donatello nella sezione cortometraggi, Arrivederci Agnes si rivela un’opera fresca, curata nella regia attenta e delicata, nella fotografia, che accompagna il sogno d’amore del protagonista, e nelle musiche del musicista Andrea Chiodetti, membro del gruppo gothic metal The Foreshadowing.
Si apre con una vista sul mare di Napoli la storia raccontata ne Il nostro mare da Randa Ghattas, che sente forti le sue radici mediterranee, e che mette in scena la storia di una giovane donna le cui corde del cuore vengono toccate dalla musica di un pianista costretto su una sedia a rotelle, ma che nonostante tutto riesce a raggiungere il mare.
Me ne vado di Alessandro Drudi (Italia, 2017, 16’) e Uno due tre di Camilla Iannetti, presente in sala, sono documentari prodotti dagli studenti del Centro Sperimentale di Palermo; storica realtà nata a Roma, il Centro Sperimentale si è diffuso nel resto del paese, dando l’opportunità ai nuovi talenti di poter proseguire gli studi nel campo cinematografico, sfruttando le specializzazioni delle varie sedi: Torino per l’animazione, Milano per fiction televisiva e comunicazione cinematografica d’impresa, L’Aquila per il reportage, e Palermo per il documentario.
Per girare il documentario Uno due tre l’autrice Camilla Iannetti ha convissuto per un anno all’interno di un nucleo familiare completamente femminile e ha analizzato le dinamiche e i conflitti immediatamente precedenti la partenza della figlia primogenita per l’università. In un mondo in cui le distanze sembrano sempre più azzerarsi, dal traffico aereo delle low cost e dai treni veloci, l’ultima scena, girata sulla banchina di una stazione siciliana, mentre la ragazza sale sul treno notte per Bologna e saluta la madre la sorella e la migliore amica, ha un realismo così forte che rimanda a un paese di almeno 35/40 anni fa, quando i conflitti generazionali tra padri e figli si scioglievano nell’abbraccio alla stazione, prima di partire per l’università o per il lungo anno di militare.
La serata dedicata alle Perle si è conclusa con Le Ombre – Tre giorni con Luigi Di Gianni (Italia, 2017,9’) di Gianluca Donnarumma, omaggio al regista che ripercorre la sua attività di documentarista ed esploratore di mondi nascosti, legati a rituali arcaici, magico-religiosi.
Sempre attento alle mutevoli realtà geopolitiche e sociali che ruotano intorno al Mediterraneo, il MedFilm Festival si conferma ancora una volta una rassegna accurata e meticolosa nella ricerca dei molteplici sguardi che possano aiutare lo spettatore ad orientarsi e a farsi un’idea più precisa del tempo storico che stiamo vivendo; e il cortometraggio e il documentario sono dei linguaggi che stanno sempre di più affiancando i lungometraggi nella costruzione del mosaico della realtà che ci circonda.