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Film da Vedere

‘L’albero di Guernica’: il film con la Melato e lo zampino di Pasolini

Il terzo film della trilogia panica è L’Albero di Guernica (1975). Girato, su suggerimento di Pasolini, nell’atmosfera visionaria degli antichi quartieri di tufo dei Sassi di Matera, è l’opera più narrativamente equilibrata di Arrabal, che, ancora una volta, ritorna alla storia del suo paese.

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L'albero di Guernica

L’albero di Guernica (1975), un film di Fernando Arrabal, con Mariangela Melato, Ron Farber, Cosimo Cinieri, Franco Ressel, Mario Novelli, Cyrille Spiga.

Sinossi

Mentre a Villa Ramiro, una cittadina spagnola antico feudo dei conti di Cerraibo, il popolo sta festeggiando il carnevale e la fine della fame e dell’oppressione, un gruppo di generali si ribellano al potere repubblicano e scatenano la guerra civile. Una giovane contadina, Vandal, e Goya figlio del conte di Cerraibo, incontratisi casualmente a Guernica, rinunciano al loro proposito di raggiungere la Francia per schierarsi con le forze repubblicane.

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Il terzo film della trilogia panica è L’Albero di Guernica (1975). Girato, su suggerimento di Pasolini, nell’atmosfera visionaria degli antichi quartieri di tufo dei Sassi di Matera, è l’opera più narrativamente equilibrata di Arrabal, che, ancora una volta, ritorna alla storia del suo paese.

Prendendo spunto da una sanguinosissima pagina di storia, Arrabal coniuga la vicenda corale di un intero paese assediato dalle truppe di Franco con quella di un pittore anarchico e surrealista che ha abdicato ai principi della sua classe di appartenenza (la borghesia reazionaria e protofascista) e si schiera, insieme ad una giovane contadina, in favore della lotta repubblicana.

Arrabal limita di molto le sue metafore e i simbolismi astratti delle opere precedenti – tuttavia frequenti in alcune sequenze assai suggestive, come per la corrida surreale in cui il toro è sostituito da un nano legato ad una carriola o per la durissima iconoclastica del crocifisso fatto a pezzi o dello sperma sulle labbra della statua della Vergine Maria – e muove ad un resoconto storico meno vorticosamente delirante che, pure con toni grotteschi, indaga sulla paranoia del regime, come nella sequenza in cui  Onesimo in divisa da falangista si scambia il copricapo con un prete, mentre quest’ultimo gli lecca la faccia, oppure quella del processo farsa al maestro elementare, condannato a morte per omicidio, anche dopo che la presunta vittima si è presentata in tribunale.

L’Albero di Guernica: la regia

Se il sottotesto filosofico del precedente film è qui sostituito con la storia concreta della rivolta spagnola, tuttavia L’Albero di Guernica è soffocato da una regia didascalica e impacciata che, per eccesso di compiacimento, finisce per non servire le ragioni narrative del film. Arrabal pare non si decida a compiere una scelta stilistica persuasiva, anzitutto con se stesso; inoltre il montaggio dilettantesco riesce a tratti stucchevole e aggrava le defezioni tecniche di scrittura, anche a causa di una sceneggiatura discontinua e inutilmente verbosa. Tuttavia ogni limite manifesto de L’Albero di Guernica è minato dall’immaginario goyesco di Arrabal che scuote le fondamenta della percezione sensibile con le sue visioni mostruose. Come Pasolini per SalòArrabal eccede la storia come un rito di processione sadica ma finisce, pur con tutti i suoi limiti, per offrire uno dei migliori ritratti della guerra civile spagnola.

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L'Albero di Guernica

  • Anno: 1975
  • Durata: 100'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Fernando Arrabal

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