
Non è un film, ma poco ci manca. Mary Terror (edizione Gargoyle Books) in 416 pagine riesce a creare le migliori atmosfere del cinema di genere, tra contaminazioni rock e sogni americani che finiscono, inesorabilmente, in brandelli. Squarciati, lacerati come un volto in piena notte da una rivoltella fumante. La donna protagonista, ovvero la Mary del titolo, sembra essere rimasta intrappolata nel tempo, nei suoi ricordi, ferma al periodo di militanza per una banda armata in gioventù. Un dinosauro ideologico che dovrà vedersela con la paura di una giovane donna tenace fino all’inverosimile. E ne vien fuori uno scontro nel tempo, e sui tempi che cambiano, in cui Robert McCammon dosa sapientemente il ritmo e fa accrescere l’avido desiderio nel lettore di scoprire l’epilogo finale. Un plauso, dunque, alla Gargoyle Books che ha deciso di ri-pubblicarlo in versione estesa.
Mary Terrell, per tutti Mary Terror, alla fine degli anni Sessanta faceva parte dello Storm Front, un’organizzazione sovversiva. Finita nel mirino dei federali, Mary è riuscita a sopravvivere all’ultimo scontro a fuoco con le forze dell’ordine, ma il figlio che aveva in grembo non ce l’ha fatta. I suoi ex compagni da allora si sono divisi, nascondendosi in vite miserabili e convenzionali. Finché, vent’anni dopo, sulla rivista Rolling Stone compare un annuncio che sembra invitare i vecchi terroristi a riunirsi. E l’invito sembra scritto da quello che un tempo era il capo dello Storm Front: Jack Gardiner, detto Lord Jack, il padre del bimbo che Mary ha perso. Ovviamente la donna decide di andare, non aspetta altro da anni, ma come può presentarsi al suo Lord Jack senza loro figlio? Per la sua mente folle e sconvolta dalle droghe c’è una sola soluzione possibile: rapire un bambino. Vittima del suo folle piano diventa la giovane redattrice Laura, solo apparentemente fragile e per bene, capace di andare fino in fondo alla faccenda con una rabbia e un desiderio di vendetta insospettabili…
Giacomo Ioannisci