Batman V Superman: Dawn of Justice, diciamolo, non era un capolavoro, anzi. Il suo unico merito era forse quello di aver messo in scena lo scontro letale di due tra i più grandi supereroi dell’universo DC Comic. Nonostante il suo discutibile risultato, lo sceneggiatore Chris Terrio viene incaricato di scrivere anche il continuo della storia, ponendo le basi però per una pellicola completamente differente. Nasce così Justice League, un’opera altisonante ed esplosiva intarsiata da humor nero e malinconia soffusa ma anche da umorismo spietato e ironia sagace. In cabina di regia siedono Joss Whedon (padre degli Avengers) prima, e Zack Snyder (autore di pellicole come 300 e Watchmen), poi.
Unendo in una lega di guerrieri un mastodontico Aquaman, l’eroe secondo cui “il forte è più forte da solo”, un Batman invecchiato affetto da sensi di colpa, una Wonder Woman poco convinta del proprio ruolo, un Flash immaturo e spaventato, un Cyborg inconsapevole del proprio potenziale e un Superman arrabbiato e confuso, il cinecomic torna ad avvicinarsi alle epopee mitologiche ma solo per rivelarsi un romanzo di formazione che ricalca costantemente lo stile degli Avengers e dei suoi siparietti comici.
L’umorismo introdotto da Whedon per rendere i giustizieri molto simili ai vendicatori, seppur di un altro universo, infatti, cozza prepotentemente con l’aura toccante e malinconica che contraddistingue gli snyderiani, senza mai riuscire a sovrapporvisi. D’altro canto, Snyder impone prepotentemente il suo tocco sin dall’impianto scenico: i colori eccessivamente snaturati, gli ambienti videoludici, i duelli enfatizzati dal rallenti e un tenace sottofondo epico e umanitario. E proprio l’umanità che conferisce ai suoi eroi è il punto forte della pellicola, quello che rende tutti i personaggi delle creature egoiste, eccentriche ed eccessivamente imperfette. Per questo, Batman- interpretato da un carismatico Ben Affleck – è l’eroe che più di tutti centra il bersaglio, quello che rivela le proprie debolezze di uomo stanco e senza maschera, quello incapace di competere con gli altri della sua stessa lega, l’unico a non possedere superpoteri ma soltanto soldi.
Così facendo, Snyder impugna esso stessi le armi e, utilizzando un piccolo tocco macabro e shelleyano, conferisce nuova vita all’era degli eroi, plasmandola a immagine e somiglianza delle proprie fantasie. In questo modo, anche le note di Danny Elfman (il compositore di Edward mani di forbice) contribuiscono a ricordarci che “le vere tenere non sono la mancanza di luce. Le vere tenebre sono la convinzione che la luce non tornerà mai“.