Il vincitore dell’Anello D’Oro al Miglior Film di questo Ravenna Nightmare 2017 è un’opera cinematografica tesa, tagliente, che non è piaciuta soltanto al pubblico ravennate (il quale ha decretato tale successo) ma anche a molti addetti ai lavori (per quanto il Premio della Critica sia andato invece a Fashionista di Simon Rumley, altro lungometraggio assai meritevole): trattasi di Midnighters, noir americano a tinte forti che tra azioni criminali al limite del grottesco e derive pulp riesce a scavare, innanzitutto, nelle psicologie dei personaggi, portandone alla luce i pensieri più torbidi e inconfessabili.
Il thriller in questione ha del resto un marchio di fabbrica che non può essere sottostimato: alla regia Julius Ramsay, l’artefice di alcune serie di culto tra cui The Walking Dead, con la sceneggiatura affidata al fratello Alston. E peraltro i Ramsay Brothers erano presenti entrambi a Ravenna, il che ha consentito poi al giornalista Maurizio Principato di condurre un bell’incontro, nelle battute conclusive del festival, che ha permesso a noi e al pubblico di decifrare meglio la natura intensa, metodica, dei loro processi creativi.
Tornando a Midnighters, echi del cinema dei fratelli Coen si affacciano a sprazzi in uno script i cui dialoghi secchi, concisi, brutali, accompagnano bene quella spirale di violenza che travolge ben presto i protagonisti, facendoli precipitare in una sordida vicenda di soldi sporchi e spietati regolamenti di conti. Tutto sembra poi sprigionarsi da una condizione di apparente normalità. Lo scenario è rappresento da una zona rustica e boschiva, decisamente “old fashioned”, del New England. Nella notte di Capodanno una giovane coppia in crisi e con qualche problemino economico alle porte, una coppia insomma come potrebbero essercene tante, investe casualmente il misterioso uomo che si aggirava solitario, al buio, nella stradina piuttosto isolata che conduce alla loro abitazione. La già drammatica situazione peggiora nel momento in cui si scopre che la presenza di quell’uomo, dalle loro parti, era tutt’altro che casuale… e al collegamento tra quella visita inaspettata e la sorella di lei, già causa di inquietudini, se ne aggiungerà uno ancor più pericoloso: quello con una borsa piena di denaro e con l’altro criminale, abituato ad agire con ben pochi scrupoli, che sta tentando in ogni modo di rientrarne in possesso.
L’abitazione della coppia, più in particolare il garage divenuto epicentro delle tensioni più feroci del racconto, si trasforma così nel palcoscenico di ciò che è in parte lotta per la sopravvivenza, come nella prolifica tradizione della home invasion, in parte valzer della cupidigia dagli esiti imprevedibili. Julius e Alston Ramsay sono abilissimi nel giocare tanto col versante più ambiguo di ciascun personaggio, tanto con una dialettica interni/esterni che rende la gestione degli spazi cinematografici particolarmente efficace, ed ansiogena. Sicché lo stesso alternarsi di buio e luce nel suddetto garage è quel tocco di classe, memore anch’esso della lezione dei Coen, destinato a funzionare egregiamente sia sul piano pratico che su quello simbolico, come la parte finale del film riesce eloquentemente a chiarire.