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‘Ogni tuo respiro’: l’amore al tempo della poliomielite

La vera storia di Robert Cavendish, colpito dalla poliomielite e confinato in un letto d’ospedale. Ogni tuo respiro mira esplicitamente alla ricerca della commozione del pubblico, alla sua partecipazione emotiva agli eventi che coinvolgono i protagonisti

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Vi riproponiamo la recensione di Ogni tuo respiro, film del 2017 di Andy Serkis. Il film è stato recentemente pubblicato su RaiPlay. Vi basterà iscrivervi gratuitamente per vederlo. Il regista, noto per aver interpretato il personaggio di Gollum (per cui è diventato uno degli attori più abili nell’uso della tecnica della motion capture) nella trilogia del Signore degli anelli di Peter Jackson, è qui esordiente come regista.

La trama

Quando il giovane Robert Cavendish viene colpito dalla poliomielite e confinato in un letto d’ospedale, i medici che l’hanno in cura gli danno non più di qualche mese di vita. Con l’aiuto della moglie Diana e del suo fratello gemello, e dell’inventore Teddy Hall, Robin e Diana riescono a fuggire dall’ospedale per vivere una vita ricca di felicità e soddisfazioni. I viaggi, la nascita di un figlio e l’instancabile impegno per aiutare gli altri malati di poliomielite a condurre un’esistenza degna d’essere vissuta.

La malattia e il cinema

Ogni tuo respiro manca di qualunque forma d’approfondimento. Sia riguardo a chi viene colpito da una malattia invalidante, sia per le persone che gli stanno accanto. Ogni elemento dell’opera è pervaso da un ottimismo tanto fasullo da minare la credibilità di una storia  tratta da un episodio realmente accaduto. Secondo l’ottica con la quale il regista e lo sceneggiatore inquadrano gli eventi narrati, la vita del protagonista, nonostante affetto da una patologia d’eccezionale gravità, e delle persone care che l’aiutano è in fondo se non una passeggiata. Non certo una tragica disgrazia che si può comunque superare grazie all’amore e alla forza di volontà ostentata dai protagonisti. I momenti di abbattimento e di scoramento possono superarsi appellandosi all’indomita joi de vivre che anima i personaggi. Al loro instancabile desiderio di condurre un’esistenza quanto più possibile normale e lieta, malgrado la malattia che ha colpito il protagonista fin dalla giovane età. Non soltanto riesce, a recuperare la propria indipendenza, lasciando la stanza d’ospedale dove si limitava a vegetare. Ma riesce persino a smentire il parere dei medici, che non gli concedevano più di qualche mese di vita, prolungando la propria esistenza fino ai sessant’anni.

L’invenzione di Robin Cavendish

Diviene portavoce e sostenitore dei pazienti sofferenti della sua stessa sindrome, trasformandosi così in paladino e difensore di un’intera categoria. Insieme all’amico ed improvvisato inventore Teddy, il protagonista riesce a mettere a punto una sedia a rotelle con incorporato un tubo per l’ossigeno che permette ai pazienti che condividono la sua patologia di riacquistare un minimo di mobilità e di autosufficienza. Robert potrà muoversi e addirittura viaggiare in Europa per promuovere tali invenzioni e migliorare così la vita di chi soffre del suo stesso male.

Il verdetto

Ma Ogni tuo respiro si rivela, come dicevamo, un ibrido fra la biografia del personaggio storico, Robert Cavendish, e il genere sentimentale. Forti sentimenti, eccezionale forza di volontà, totale devozione verso una causa. Temi complessi ed impegnati, che perdono di forza e credibilità in una messinscena tanto fasulla da privare il film della verosimiglianza necessaria. La storia d’amore romanzata fra i protagonisti, l’opulenta casa di campagna dove la coppia risiede. L’affetto degli amici sempre disposti ad organizzare una festa che risollevi il morale della coppia. Feste e intrattenimenti che allietano l’esistenza. Sono tutti elementi che, per non voler deprimere ed incupire lo spettatore, finiscono col privare il film dell’approfondimento e della sobrietà necessaria per affrontare un tema così arduo e impegnativo.

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