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Festa del Cinema di Roma: The Place di Paolo Genovese, l’interessante film di chiusura della manifestazione

Con un linguaggio nuovo che coniuga l'unicità della scena teatrale con la continuità della serialità televisiva, The Place di Paolo Genovese è un film che va visto, nonostante lievi difetti di montaggio visivo e sonoro, per la tematica del libero arbitrio giocata in chiave fantasy ma con drammatica aderenza all'attualità

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Film di chiusura della Festa del Cinema di Roma, il nuovo lavoro di Paolo Genovese viene presentato all’Auditorium lo stesso giorno in cui David Lynch, ricevendo il premio alla carriera, ricorda ai suoi numerosissimi fan che “come dice la Bibbia bisogna cercare il Regno dei cieli, che è il perno, e poi viene tutto il resto: la creatività, le idee, l’energia. Ma per prima cosa, attraverso la meditazione trascendentale, ci si deve mettere in comunicazione con il Regno dei cieli o la Casa della conoscenza totale: un posto che è in ognuno di noi”. Casualmente, le parole del cineasta statunitense si accordano molto bene col significato e il titolo del film italiano The Place, luogo/non luogo in cui Genovese ambienta il dramma di alcuni rappresentanti del genere umano che mettono a nudo la parte più profonda di se stessi davanti a un personaggio avvolto nel mistero interpretato da Valerio Mastandrea, “volutamente non esplicitato – dichiara il regista in conferenza stampa – perchè per ognuno è diverso: per alcuni è Dio, per altri è l’etica, per qualcuno potrebbe essere il diavolo”.

Tutto ruota intorno al tavolino di un bar, confermando la linea adottata dal precedente Perfetti sconosciuti (2016), linea che privilegia i dialoghi, la coralità e la recitazione attoriale, chiudendo lo svolgimento dal principio all’epilogo in un unico ambiente. “Il filo rosso che collega i due film sta nella volontà di indagare l’aspetto oscuro, tirare fuori l’anima nera di persone che non sono certamente solari e felici – continua l’autore – ma quella era una commedia mentre qui il tono è drammatico”. Non sorprende che The Place sia tratto da una serie (Booth at the end, 2010), vista la disinvoltura nei confronti della serialità del regista, che nel 2006 diresse venti micro puntate del film “in pillole” Viaggio in Italia e nel 2008 diresse la mini serie Amiche mie. Paolo Genovese e la sceneggiatrice Isabella Aguilar hanno riscritto i finali delle conversazioni e lavorato per dare una conclusione al film, ma hanno anche sostituito alcuni personaggi della serie fantasy statunitense, eliminandone due e aggiungendo i ruoli dell’uomo non vedente (Alessandro Borghi) e della donna innamorata (Vittoria Puccini).

Gli altri casi umani sono impersonati da Alba Rohrwacher (suora in crisi), Vinicio Marchioni (padre di un bambino in fin di vita), Giulia Lazzarini (moglie di un uomo affetto da Alzheimer), Rocco Papaleo (sesso-dipendente), Silvio Muccino (drogato), Silvia D’Amico (insicura) e Marco Giallini (poliziotto in cerca di suo figlio). Un ruolo diverso è quello di Sabrina Ferilli, emblematica cameriera del bar che a dispetto del suo nome, Angela, conferisce un’anima carnale e nient’affatto eterea al freddo locale in cui viene costruito l’intero intreccio.

Nonostante alcuni difetti di montaggio visivo e sonoro, evidenti nella lentezza di certe dissolvenze che dovrebbero risolvere i cambi di scena e nell’invadenza di violino, viola e violoncello destinati con scarso effetto ad aumentare le emozioni del pubblico, The Place è a nostro avviso un film da vedere sia per la capacità di uscire dagli schemi del linguaggio cinematografico inventando un nuovo linguaggio che coniuga l’unicità della scena teatrale con la continuità della serie televisiva senza implicare aggravio di costi ma anzi contenendo i tempi produttivi (solo tredici giorni quelli impiegati per il ruolo di Mastandrea, che è presente in tutte le scene), sia per l’interessante tematica del libero arbitrio che viene giocata con drammatica aderenza all’attualità e in totale assenza di giudizio, fatta eccezione per certi sguardi e piani d’ascolto dell’uomo del bar che assiste, e partecipa col pubblico, ai drammi dei personaggi.

A conclusione di una Festa del Cinema di Roma caratterizzata da numerosi incontri e proiezioni edificanti non possiamo fare a meno di notare, con grande soddisfazione, che finalmente si è messa a punto una kermesse che ha ben rappresentato la donna nel cinema, sia grazie alla presenza nella programmazione di varie opere firmate da registe (il direttore artistico Antonio Monda nella conferenza stampa finale ha dichiarato che il suo titolo preferito di tutta la selezione era Detroit di Kathryn Bigelow), sia per gli importanti ruoli femminili presenti in molti film e documentari (I,Tonya, Mademoiselle Paradis, The party, Who we are now, Maria by Callas: in her own words, Los adioses solo per citarne alcuni).

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  • Anno: 2017
  • Durata: 105'
  • Distribuzione: Medusa Film
  • Genere: Drammatico, Fantasy
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Paolo Genovese
  • Data di uscita: 09-November-2017