Richiamando l’idea di un esempio di intrattenimento soddisfacente e di grande qualità difficilmente si riuscirebbe a pensare a qualcosa di più appropriato di Logan Lucky di Steven Soderbergh, ultimo grande nome del trio americano di registi, insieme a Kathryn Bigelow e Richard Linklater, che quest’anno si è decisamente distinto tra le proposte della Festa del Cinema di Roma. Un’edizione tutta a stelle e strisce, quindi, nell’ambito di un’annata che non è ingeneroso definire un po’ sottotono, probabilmente sulla scia di tutta la produzione cinematografica del 2017 anche al di fuori del festival, che per il momento, e siamo a novembre, escludendo singole eccezioni, ha offerto molto meno rispetto agli scorsi anni.
Soderbergh continua a spaziare, dimostrando di sapersi muovere perfettamente a suo agio tra svariati generi, i più diversi tra loro, sfoderando un numero sempre maggiore di prodotti compiuti e riusciti. Dal biopic al thriller, dal remake alla serie tv tra le più pregevoli e, come in questo caso, alla commedia, il regista ha incasellato una serie di successi obiettivamente e indiscutibilmente ragguardevole, che fa di lui uno dei maggiori rappresentanti del panorama cinematografico contemporaneo del suo paese.
Per citarne solo alcuni, a partire da uno degli esordi probabilmente più significativi e preziosi come Sesso, bugie e video tape, si può proseguire scegliendo a caso tra gli elementi della sua filmografia con il ritmo degli Ocean’s eleven, twelve e thirteen, il rigore dei biopic su Che Guevara, la rivisitazione del Solaris di Tarkovskij, la tensione drammatica di Erin Brockovich e, infine, la cura e la perizia della recente bellissima The knick, con la quale ha dato prova di sapersi più che sapientemente integrare nell’evoluzione del cinema di questi tempi.
Scegliendo inoltre, spesso se non sempre, i suoi attori tra i più rappresentativi ed efficaci interpreti del momento, il regista appone un ulteriore elemento qualitativo alle sue opere rendendo quasi certa la probabilità di riuscita. Così, dopo Julia Roberts, George Cloney, Rooney Mara, Clive Owen, Michael Douglas, Matt Damon, che Soderbergh dirige abitualmente in maniera impeccabile, è la volta di Channing Tatum e Adam Driver, che fanno brillare questa commedia esilarante conferendole lucidità e spessore. Non meno incisivi gli altri elementi del cast, composto anche da Riley Keough, Daniel Craig, Hilary Swank, Katie Holmes, tutti evidentemente in parte.
Soderbergh sfrutta la commedia, utilizzando sarcasmo e ironia come ingredienti principali, e nella messa in scena apparentemente banale di un frangente strarappresentato dal mezzo cinematografico, l’organizzazione di una rapina da parte di una banda di sgraziati bifolchi con a capo i due meravigliosi fratelli Logan (Adam Driver e Chaning Tatum), riunisce tutti i possibili stereotipi caratteristici delle situazioni che descrive, enfatizzandone i punti deboli sino al ridicolo,rendendo macchiettistici i personaggi che le rappresentano e restituendo in definitiva con grande intelligenza la arguta carnevalata che ne deriva, strumento di osservazione leggera quanto sferzante di una realtà sempre più assurda. E chi meglio di un attore versatile, dalla presenza scenica e dalla comicità spontanea innata, anche soltanto nella figura, come Adam Driver, che svetta su tutti, avrebbe potuto aiutare il regista a ottenere questo risultato?
Altro elemento di pregio è la modalità accennata e non troppo esplicita, mai melodrammatica, con la quale il regista riesce a trasmettere l’affettività e la tenerezza presenti all’interno delle relazioni umane che intercorrono tra i vari personaggi, che sia tra i due fratelli, che sia tra loro e la sorella Mellie (Riley Keough), personaggio apparentemente marginale ma che apporta un grande valore aggiunto al racconto, che sia tra i componenti della banda o tra un padre separato e la sua bambina, che fa sì che dinamiche relazionali, già viste in tutte le salse, assumano una loro identità, fresca e funzionale alla narrazione. A parte forse una piccola caduta di tono nella parte centrale del film, il ritmo è sempre sostenuto e vitale, così da infondere energia e rendere la visione sempre stimolante e divertente.
Soderbergh confeziona un film colorato e spassoso, due ore davvero divertenti con le quali è un piacere intrattenersi e di questi tempi, riuscire a trasmettere leggerezza e a indurre ben più di un sorriso senza mai risultare volgare, goffo o sguaiato, non è certo da tutti.