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Saw: Legacy, una copia poco significativa dell’originale capostipite firmato da James Wan

Saw: Legacy si rivela ben presto la copia sbiadita di una pellicola che ha fatto la storia del cinema horror moderno, abbinando toni tipicamente thriller con momenti slasher e tinte gore

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Nel 2004 James Wan firmò Saw – L’enigmista, un mystery movie di alto borgo che si macchiava di tinte orrorifiche sin dalle prime immagini. Il successo della pellicola fu immediato e riscosse il gradimento del pubblico grazie soprattutto alla maestria con cui il regista fondeva abilmente il confine tra vittime e carnefici. Numerosi sono stati i suoi sequel ma nessuno di essi è riuscito a raggiungere – né ad avvicinarsi- al risultato del prodotto originale. Dopo tredici anni, i fratelli Spierig (già autori del riuscito Predestination), realizzano Saw: Legacy con cui prendono in  mano l’eredità del Maestro della Tortura per eccellenza.

Il personaggio di Kramer (Tobin Bell) è stato l’unico punto di forza dell’intera saga, quello senza il quale un episodio non ha mai neanche finto di funzionare. Giudice e boia, Kramer ha scelto di applicare personalmente la giustizia per punire tutti coloro che la legge protegge. La nuova pellicola prende vita dieci anni dopo la sua morte e, abusando di piani temporali sfalsati, mostra gli effetti della sua esistenza. Venerato da molti come eroe, riconosciuto come maestro del crimine e osannato come abile stratega della mente, Kramer possiede ammiratori da tutte le parti del mondo che collezionano non soltanto i suoi effetti personali ma anche riproduzioni fedelissime delle sue trappole mortali. Quando il gioco cominciò la prima volta, cinque prescelti erano rinchiusi in un luogo indefinito, trattati come carne da macello e sottoposti a prove truculente in cui volavano denti, falangi e persino interi arti. I fratelli Spierig cercano in ogni modo di ricreare il ritmo narrativo originale, ricalcando le orme di uno dei maggiori serial killer di tutti i tempi. Scelgono quindi le “vittime” tra gli uomini e donne ritenuti indegni di vivere, quelli insomma che hanno bisogno di ripulire la loro anima dalle bugie raccontate agli altri e a se stessi e di togliere la maschera che  indossano ogni giorno della loro vita. Dal momento che non riescono a farlo autonomamente, Kramer li sfida a risolvere i suoi enigmi, pena l’amputazione o la morte. Il suo burattino, infatti, continua a chiedergli costantemente quanto vale una vita – la loro, o quella degli altri? – e lo spettatore si ritrova a sperare che non valga abbastanza.

La storia dei fratelli Spierig non segue la classica sinusoide orrorifica con final girl ed espiazione finale, bensì rinnova un genere troppo spesso chiuso in tutti quegli schemi che lo Scream craveniano dissacra. Questo non basta però a rendere la pellicola abbastanza originale né a far rivivere Kramer di vita propria. Saw: Legacy, infatti, si rivela ben presto la copia sbiadita di una pellicola che ha fatto la storia del cinema horror moderno, abbinando toni tipicamente thriller con momenti slasher e tinte gore.

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