Dopo Nut Job- Operazione noccioline, la serie continua con questo nuovo capitolo, sempre girato in 3d, sfruttando la tecnica dell’animazione digitale, con personaggi e ambienti interamente ricostruiti attraverso la CGI. Dopo gli eventi narrati nel prototipo, lo scoiattolo Spocchia, accompagnato dagli amici Buddy, Andie e Precious, scopre che il sindaco di Oakton City Muldoon vuol costruire un grande parco giochi sul luogo dove sorge il poco redditizio Liberty Park. Il gruppo deve così far fronte comune contro le mire del sindaco per bloccare il progetto e salvare il parco dove abitano e contrastare il piano del sindaco.
Lo spettatore non ha bisogno di conoscere gli eventi e i personaggi del primo episodio per seguire una trama tanto vacua da riuscire ampiamente prevedibile, quando non illogica. Le battute e i doppi sensi, poi, sono di una trivialità che stupisce in un film destinato ad un pubblico infantile. Tutti i personaggi, umani e animali, sono descritti come rozzi, avidi, o imbecilli: i muratori che dovrebbero costruire il nuovo parco gioco sono incolti e ignoranti; il sindaco corrotto e avido di denaro; anche i protagonisti, del resto, rasentano un livello di stupidità tale da rendere poco credibile il buon esito della loro avventura. Anche lo spazio riservato ai diversi personaggi risulta sbilanciato a vantaggio dello scoiattolo Spocchia, che riduce così la presenza in scena degli altri a brevi comparsate che impediscono quasi al pubblico di riconoscerli; ciò per colpa di una sceneggiatura squilibrata che non sa dosare le apparizoni in scena e il ruolo nel costesto della trama degli attori in gioco. Nut Job – Tutto molto divertente si rivela così deludente sotto ad ogni punto di vista: quello dell’immagine, per la piattezza e la bidimensionalità (nonostante, come si è detto, sia girato in 3d, di cui il regista fa qui un cattivo uso che non valorizza l’opera); quello della trama, per la sua prevedibilità e l’assenza di qualunque interesse – non parliamo di sorprese – capace di accattivarsi il coinvolgimento del pubblico; quello dei personaggi, privi di qualunque spessore e di un’identità ben definita e chiara; quello, infine, dell’umorismo che, quando non debole o insulso, è semplicemente volgare e di cattivo gusto. Senza menzionare, poi, l’improbabilità della storia d’amore (per così dire) che nasce fra Spocchia e la scoiattolina Andie, tanto insulsa da rasentare l’assurdità.
Su queste basi, riempire un’ora e mezzo di film diviene un’impresa quantomai ardua e faticosa: per chi fa il film e per chi lo guarda. L’impressione che si ricava dalla visione di Nut Job – Tutto molto divertente è quella che chi vi ha messo le mani, dal regista, agli sceneggiatori, al produttore, ai doppiatori (oltre ai tecnici della Cgi, che qui rende un pessimo servizio al film), non avesse la capacità, né la voglia, di confezionare un lungometraggio dotato di un minimo di senso, in grado di coinvolgere e divertire il pubblico, che si ritrova a guardare l’orologio a cinque minuti dall’inizio, auspicando una rapida conclusione dello spettacolo. Un seguito, dunque, di livello persino inferiore a quello già non eccelso del prototipo, nato solo, possiamo immaginare, per esigenze produttive, ovvero per capitalizzarne il successo di pubblico. Visto il risultato, c’è da augurarsi che non venga mai girato un terzo episodio.
Il titolo originale, Nutty by nature (ovvero «matti di natura») è senz’altro più adatto a definire l’essenza del film: matto chi l’ha diretto e chi ha il coraggio, dopo aver visto il primo episodio, di tornare al cinema vedere il secondo.