5 documentari da guardare su Netflix: un consiglio sulle opere nascoste, quelle che riflettono sulla storia e che mostrano lati ancora ignoti del nostro mondo.
Se c’è un aspetto lodevole di un servizio come Netflix, è quello di portare lungometraggi altrimenti difficili da vedere, se non in festival dedicati al cinema del reale. Molto spesso si associa lo streaming alle serie tv più attese. Ma in questi anni l’azienda americana ha dato la possibilità allo spettatore di visionare documentari di alta qualità e che, per motivi di distribuzione, non hanno trovato spazio in sala.
Non solo sono disponibili film di grosso calibro e diretti da grandi autori del cinema internazionale (si pensi a Martin Scorsese o a Jim Jarmush), ma sono usciti nel tempo anche piccole inchieste dall’incredibile significato politico/sociale, oltre a biografie complete su personaggi pubblici di grande levatura e ai classici documentari sia nella tecnica che nello stile narrativo.
I documentari da guardare su Netflix: Tower
Il primo film da vedere è Tower, una ricostruzione fedele della prima strage avvenuta in un’università americana. Molti ricorderanno il racconto di Michael MooreBowling a Columbine, che mostra uno dei massacri più cruenti accaduti negli Stati Uniti, alla Columbine High School. La particolarità di questo documentario è che Keith Maitland descrive l’attacco all’Università del Texas nel 1966 con una forma inedita ma che funziona alla perfezione.
Il mix di animazione (che passa dal bianco e nero ai colori seguendo i mutamenti nella struttura temporale) e di immagini di repertorio dell’epoca ricostruisce passo per passo la vicenda, al pari di una notizia di cronaca che racconta in tempo reale i momenti salienti di quel giorno nefasto che ha cambiato la storia americana. Un’opera delicata, che tuttavia non si tira indietro nel proporre una situazione drammatica e vicina alla realtà.
I documentari da guardare su Netflix: Forever Pure
Il tema tra razzismo e il calcio torna a essere di attualità dopo il recente scandalo che ha coinvolto il campionato italiano. Questo aspetto culturale riguarda solo il nostro paese? C’è un’altra competizione calcistica dove la discriminazione è presente, ed è Israele. A spiegarlo con chiarezza è l’autrice Maya Zinshtein con Forever Pure. Come è possibile che un popolo come quello ebraico, perseguitato politicamente e fisicamente nel corso della storia, utilizzi la stessa moneta usata verso un altro popolo?
È il caso dei tifosi dei Beitar Jerusalem Football Club, una squadra blasonata sul campo ma che riflette il pensiero nazionalista vicino al Likud, il principale partito israeliano del premier Benjamin Netanyahu. C’è un evento nel 2013 che sconvolge radicalmente il club durante il campionato in corso: il presidente della squadra dell’epoca, Arcadi Gaydamak, decide di comprare due giocatori ceceni ma di religione musulmana, provocando un terremoto culturale tra i tifosi, considerati tra i più xenofobi dello Stato. Il dirigente mostra, indirettamente o consapevolmente, l’altro volto dello sport, contaminato e sequestrato dalla politica e da una società sempre più contraddittoria, rappresentata dall’autrice nei momenti di gioco e dagli striscioni antisportivi e disumani.
I documentari da guardare su Netflix: Icarus
Sempre di sport si parla, anche se non è più la sfera di un pallone, ma i cerchi dinamici di una bicicletta da corsa. Icarus di Bryan Fogel si immerge nello scandalo sportivo ma emerge con una storia inquietante che si espande oltre l’agonismo. La prima parte del documentario l’autore si concentra su un’indagine incentrata sul ciclismo, essendo prima di tutto un praticante di questa disciplina, anche se a livello amatoriale. Si allena, si impegna costantemente, ma in una manifestazione importante si trova in costante difficoltà, con un distacco imponente sugli avversari.
Così decide di diventare la cavia del suo esperimento, cercando di capire i meccanismi in grado di ovviare i controlli antidoping. Ad aiutarlo sarà Grigory Rodchenkov, il responsabile del laboratorio della WADA della Russia che sarà al centro della seconda parte del film, quando la bolla dopante scoppia improvvisamente rivelando un sistema che avvolge l’intera organizzazione sportiva russa fino ai piani alti del Cremlino.
Rodchenkov, da essere una persona protetta e sicura di se, viene gradualmente isolato e colpito, considerato il solo responsabile di questa struttura illegale che contrasta gli ideali olimpici, essendo la Russia ospitante dei Giochi invernali a Sochi in quell’anno. Fogel dimostra chiaramente che il fatto esula dal semplice evento sportivo, evidenziando come il caso Rodchenkov rifletta una serie intrigata di segreti e di incoerenze da parte dello Stato centrale, in quel momento in seria difficoltà politica e con il bisogno palese di popolarità.
I documentari da guardare su Netflix: What Happened, Miss Simone?
Prima di essere Nina Simone, era Eunice, una ragazza nera emarginata dalla sua stessa gente. Voleva essere una pianista di musica classica, la prima di colore a riempire i teatri. Ci riuscirà, ma con un suono differente, il jazz, con il quale emerge la sua inconfondibile voce. Non aveva mai cantato prima d’ora, ma quel genere la libera. Una frase della cantante che colpisce nel documentario What Happened, Miss Simone?, è che si percepisce la libertà solo quando è assente la paura.
È un freno che impedisce di crescere, di conoscere, e, soprattutto, di trovare un’identità, e la donna conosce molto bene questa sensazione. Non ha mai avuto amici, che la usavano solo per ballare visto che era l’unica a saper suonare uno strumento. Il popolo la giudicava, dagli stessi genitori fino ai commissari di una prestigiosa scuola che l’hanno bocciata con la sola scusa razziale. Ha dovuto cambiare nome, la maschera della fragile donna di colore, e diventare una delle più grandi star dell’epoca. Ma c’è un prezzo a tutto.
La popolarità cresce, così come la voglia di usare questo potere per cambiare veramente le cose. Liz Garbus riesce a raccontare i due volti di Nina con completezza narrativa, grazie alle dichiarazioni di compagni di una vita e della famiglia, con la quale ha avuto numerosi alti e bassi causati dal suo lavoro. Se invece avete necessità di ascoltare della buona musica, è il documentario giusto, capace di dare giustizia alle canzoni e alla voce dell’artista.
I documentari da guardare su Netflix: Dentro l’Inferno
Di Werner Herzog non c’è bisogno di dire nulla. Regista e documentarista di livello, con Netflix ha collaborato su un interessante esperimento cinematografico. Un viaggio che passa tra i principali vulcani attivi nel globo terrestre. Fino a qui, nulla di eclatante, visto che molteplici documentari hanno illustrato le affascinati (e disastrose) attività vulcaniche. C’è un passo in più che il regista e Clive Oppenheimer compiono in Dentro l’inferno, ed è di natura antropologica.
Durante le riprese sono andati a conoscere le diverse culture del luogo, dialogando con i maggiori esponenti, dal capo clan ai responsabili di un paese controverso come la Corea del Nord. Cos’hanno in comune comunità geograficamente e socialmente opposte? Il credo, la fede in un pensiero condiviso da tutti. Incredibilmente a fondare i loro usi e costumi è proprio il vulcano, un simbolo di distruzione ma allo stesso tempo una fonte di incredibili mitologie che nascono sin dall’antichità.
Il connubio tra la potenza visiva delle inquadrature (che descrive con minuzia di particolari la bellezza e la sontuosità delle eruzioni con il rosso acceso che contrasta il paesaggio circostante) e il legame simbolico che unisce le popolazioni a stretto contatto con il fuoco è qualcosa di magico e straordinario, portando lo spettatore a scoprire nuove conoscenze e destinazioni altrimenti nascoste.
Bonus track – I documentari da guardare su Netflix: Caschi Bianchi
40 minuti di corto bastano a essere esaustivi? Non è facile, ma Caschi Bianchi, il documentario di Orlando von Einsiedel vincitore dell’Oscar 2017, ci riesce, raccontando fatti e personaggi oscurati dalla cronaca. Si parla di ISIS, di Assad, ma non di loro, gli unici rimasti a soccorrere la società civile privata di forze dell’ordine e vigili del fuoco. Aleppo è deserta, resa viva dalle bombe che colpiscono palazzi e ospedali. Ma persone comuni, addestrate in Turchia, sono pronte a tutto per salvare vite umana.
Il racconto, grazie a immagini struggenti e a una regia tagliente, colpisce per drammaticità e spessore, portando in scena una società lasciata a se stessa e abbandonata da tutti. Non servono eroi, ma gente che ha davvero a cuore la sorte di un popolo conteso da forze politiche esterne. Servono Caschi Bianchi, candidi, apolitici e privi di ideologie, che stanno in strada a protezione di chi non può purtroppo difendersi.
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers