Donato Carrisi è un regista esordiente, La ragazza nella nebbia è il suo primo film, eppure vanta già un cast di attori come Toni Servillo e Jean Reno, una co-produzione Medusa e Colorado film, ma, ancora prima di questo, un libro alle spalle di grande successo. Con il suo primo romanzo, Il Suggeritore, ha venduto più di un milione di copie (pubblicato in 26 paesi): una storia che ha anche attirato l’attenzione di Ridley Scott, un thriller, che, nelle intenzioni dei produttori italiani, potremmo vedere presto al cinema.
Quindi, Carrisi trova nella scrittura la sua dimensione ideale. La ragazza nella nebbia, come spiega Maurizio Totti, produttore per la Colorado Film, in conferenza stampa, nasce prima come sceneggiatura, poi, prima di cominciare a girare, è stata adattata come libro e, infine, è stato realizzato il film vero e proprio. Un passaggio, dalla carta allo schermo, non solo artistico, ma soprattutto produttivo e economico, pieno di rimandi. Non c’è da stupirsi quindi se La ragazza nella nebbia, proprio sulla carta, abbia un contenuto davvero notevole e un’idea piuttosto precisa di come vedere il mondo e le persone, e sia raccontata meravigliosamente.
La storia è ambientata in un piccolo paese di montagna, Avechot. Vogel (Toni Servillo), famoso poliziotto di città, è chiamato per indagare sulla scomparsa di una bambina dai capelli rossi, Anna Lou. L’indagine viene raccontata con un lungo flashback da Vogel stesso, sconvolto e macchiato di sangue, davanti allo psichiatra del paese, interpretato da Jean Reno.
Scritto e diretto da Donato Carrisi, La ragazza nella nebbia ha una sceneggiatura molto forte: in sala si respira distintamente quella complessità tipica dei thriller su carta, dove l’ampiezza del libro consente ai personaggi, come agli elementi che circodano la storia, di arricchirsi e svilupparsi. Carrisi è abile nel riproporre questa atmosfera anche nel suo film e, da narratore navigato, sa come gestire le aspettative e le attese del pubblico. Ambienta la sua storia in un piccolo paese di montagna che ricorda fin da subito certe atmosfere di Twin Peaks, e, proprio come l’agente Dale Cooper, Vogel arriva in paese e inizia a riorganizzare l’assetto della polizia locale, partendo, in questo caso, dall’attenzione dei media sull’accaduto. Oltre all’indagine, nucleo centrale della storia, il film è così pieno di elementi da prendere in considerazione che potevano nascere solo dalle mani di uno scrittore e che, probabilmente, senza la sua direzione, il lungometraggio non sarebbe riuscito a sviluppare completamente e con il giusto peso da dare a ognuno.
Un’impresa ambiziosa quanto complessa che Carrisi porta avanti con abilità e maestria, ma che trova nella regia i difetti maggiori. L’idea e gli elementi espressi nella scrittura non trovano lo stesso terreno fertile nella messa in scena. Partendo dalla fine e narrando con un lungo flashback i momenti salienti dell’indagine, il film ha un ritmo altalenante e una serie di idee che visivamente non hanno lo stesso impatto. Probabilmente perchè ridotto ai tempi di un film, il finale, uno dei momenti più cruciali di un giallo, non soddisfa del tutto le aspettative, ma trova, ancora una volta, grazie al talento dell’autore di narrare e seguire la proria idea fino in fondo, una via di fuga.
Un ottimo debutto per un esordiente che ha bisogno di affinare il suo talento: forse con una storia che non gli appartenga così tanto l’autore potrà avere in futuro più coraggio di tradire, torcere e riassemblare, senza paura di osare qualcosa.