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Eventi

Alla Festa del Cinema di Roma sarà proiettato in anteprima, nella sezione Riflessi, Tracce di Bene, il film di Giuseppe Sansonna su Carmelo Bene

Tracce di Bene è una confessione perduta di Carmelo Bene che riemerge dall’oblio dell’inedito. È una voce confidenziale, capace di evocare memorie intime ed universali, frammenti di vita e di cinema. I contributi sonori sono tratti da una conversazione privata tra Carmelo Bene e Giancarlo Dotto. I testi detti da Giancarlo Dotto sono tratti dal suo “Elogio di Carmelo Bene”

Pubblicato

il

SAN MARINO RTV

La Radiotelevisione di Stato della più antica Repubblica

in collaborazione con la Segreteria di Stato alla Cultura di San Marino

Vaghe stelle

con il sostegno di Geiko Taikisha

PRESENTANO

Tracce di Bene (Bene Tracks)

scritto e diretto da Giuseppe Sansonna

da un’idea di Giancarlo Dotto e Giuseppe Sansonna

con

Carmelo Bene

Flavio Bucci

Gigi Mezzanotte

Franco Citti

Massimo Vanni

Ottaviano Dell’acqua

Lorenzo Silvestri

Voci di Carmelo Bene e Giancarlo Dotto

I contributi sonori sono tratti da una conversazione privata tra Carmelo Bene e Giancarlo Dotto

I testi detti da Giancarlo Dotto sono tratti dal suo “Elogio di Carmelo Bene
(Tullio Pironti Editore, 2012)

 

Una confessione perduta di Carmelo Bene riemerge dall’oblio dell’inedito. È una voce confidenziale, capace di evocare memorie intime ed universali, frammenti di vita e di cinema.

Note di regia

Cambiava voce, puntualmente. Tornava bambino, anche negli ultimi mesi di vita. Gli bastava sprofondare nei ricordi e Carmelo Bene riacquistava un timbro argentino, da Pinocchio fragile, eccitato da lampi lucignoleschi.

Un prodigio evocato dall’esclusiva presenza di pochi amici fidati, come Giancarlo Dotto. Si spogliava così delle crudeltà amletiche e delle amplificazioni elettroniche. Risaliva il fiume di Ballantine’s che gli aveva inondato la gola, per decenni. Esorcizzava tonnellate di Gitanes, cento al giorno, aspirate a fondo. Accantonava il tono da belva reclusa delle ribalte televisive e cominciava a ridere teneramente di sé, e dell’insensatezza irresistibile della vita.

Imbattendomi in questa scatola nera, custodita da Giancarlo Dotto, ho pensato, insieme a lui, di riportare alla luce questo sussurro medianico.

Ho maneggiato con pudore queste macerie di memoria, trasformandole in voice over di un film, innervato su di un’ipotetica soggettiva beniana. Cedendo alla tentazione di un ritratto obliquo e cercando di eludere il demenziale tentativo di spiegare Carmelo Bene. Che ha passato un’intera, bruciante esistenza a (non) spiegarsi da solo.

Il gioco era ricomporre un’autobiografia monca, autenticamente immaginata. Partendo da un nastro di Krapp che Carmelo Bene ha ripetuto a sé stesso fino agli ultimi giorni, come se fosse uno dei pochi mantra in grado di consolarlo. Raccontandosi quelle tracce di vita, sembra ricongiungersi ad una profonda verità interiore.  Dai mormorii di questo fluviale flusso di coscienza affiora un Salento bunueliano, cristallizzato in un tempo circolare. Escluso dalla Storia e dalle sue illusioni di progresso, sorvolato da santi in estasi, alleggeriti della zavorra del pensiero. E, quindi, miracolosamente in grado di levitare a bocca aperta. Come rimaneva spesso il piccolo Carmelo, in un’infanzia di puro, onnipotente stupore. In cui le bombe alleate che piovono dal cielo sfumano nei botti multicolori da sagra ferragostana, mentre preti  dalla dottrina incerta arringano anziane beghine, involontarie deformatrici della liturgia. Molto vicine a Dio nell’incarnare la religiosità come indicibile incomprensione. L’infanzia sfuma nella giovinezza, e la rotazione di eventi diventa  vertiginosa: da una terrazza veneziana dove mette a punto con Albert Camus il suo folgorante esordio in scena, Carmelo si ritrova recluso con i cronici irreversibili del manicomio di Lecce, su disposizione di genitori decisi a contenerne la follia.

Non ci riuscirono. E non ci riuscì nessun altro. (Giuseppe Sansonna).

Vestire gli ignudi. Carmelo Bene vestiva le parole. Era la sua misericordia. La sua ossessione. Le rapiva per esserne rapito. Le spogliava e le rivestiva. Di suoni decenti e terribili. Solo così perdonava loro di esistere. Sottratte alla croce, della carne e del senso. Le ascoltava ancora prima di ascoltarle. Le accoglieva nel suo ventre che non sapevano dove andare, che fare. Lui, come Gilles de Rais. Orco e divinità. Nella sua caverna d’insonnie croniche e ruminazioni infinite. Le sfamava, le violentava, le ingoiava, le divorava e poi le sputava. Erano suoni celesti. 80 anni prima e 15 anni dopo. Quella voce. Chissà dov’è finita quella voce. Quella voce che solo a sentirla ci spediva in paradiso (testo di Giancarlo Dotto).

Fotografia: Sergio Grillo
Camera: Nicola Pertino, Sergio Grillo
Capo squadra tecnica: Rio Cadau
Aiuto operatore: Pierangelo Dinardo
Suono in presa diretta: Corrado Riccomini
Scenografia e costumi: Paolo Innocenzi
con la collaborazione di Giordano Quaresima
Le maschere del Gatto e della Volpe sono dell’artista Salvatore Vendittelli
Gli scacchi sono opera dell’artista Carmine Leta

Produzione esecutiva: Barbara Caruso
Organizzazione generale: Marco Gasbarra, Simone Romano
Fotografi di scena: Andrea Santese, Federico Guarino
Montaggio: Davide D’ascenzio
assistente al montaggio: Jacopo Fortunato
Contributi alle immagini: Luca Santese (CESURA)

Nel film sono presenti estratti del backstage del film Salomè di Carmelo Bene, realizzato dalla regista Monica Maurer, uniti a frammenti di un’intervista a Bene realizzata dalla stessa regista.

Sono stati impiegati inoltre inediti e preziosi materiali di repertorio, legati a Carmelo Bene e ai suoi trascorsi biografici, girati dai videomaker Raffaele Schito e Salvatore Cagnazzi

Musica e sound editor: Pasquale Mollo
Sound design e mix : Pasquale Mollo
Voce solista nel brano Man in the sea: Federica Carnevale
Color correction: Efisio Scanu (Purple neon lights)

Si ringraziano: Carlo Romeo, Il Comune di Genazzano

Giuseppe Sansonna 

Nato nel 1977 Giuseppe Sansonna si è laureato nel 2002 al Dams di Torino, con una tesi su Carmelo Bene. Dal 2013 è autore e regista per Rai Italia

Nel 2017 ha realizzato “Tracce di Bene”, un docufilm dedicato a Carmelo Bene, acquistato da Sky Arte, di imminente messa in onda

Dal 2006 ha realizzato diversi spot per l’UISP (Unione Italiana Sport Popolare)

Nel 2016 ha pubblicato per Minimum Fax Hollywood sul Tevere, libro dedicato diversi ritratti “scellerati”, raccolti nella penombra di Cinecittà. Nel 2014 realizza all’Havana “The Cuban Hamlet”, ritratto di Tomas Milian, andato in onda su Rai Movie. Il documentario, insieme ad un libro dello stesso autore, è stato pubblicato in un cofanetto dalla casa editrice Timia, nel 2017.

Nel 2016 è fra gli autori del programma Fuori Binario, ciclo di documentari prodotto da Rai Italia e in onda anche su Rai Tre, dedicato alle ferrovie italiane più particolari, da Nord a Sud

Nel 2011 Minimum fax pubblica “Il ritorno di Zeman“, cofanetto che raccoglie due suoi documentari dedicati al romanzesco allenatore
boemo, accompagnati da un suo libro I due documentari vanno inoltre in onda su Sky (Espn Classic), Rai Tre, Rai Italia e Rai 5.

Nel 2010 realizza “Lo sceicco di Castellaneta“, documentario dedicato a Rodolfo Valentino, sostenuto dall’Apulia film commission.

Dal 2009 cura la rubrica cinematografica della trasmissione Melog, di Gianluca Nicoletti, in onda su Radio 24.

Dal 2009 gestisce un laboratorio di sceneggiatura cinematografica presso il DSM Mazzacurati, a  Roma. In stretta collaborazione con gli utenti ha scritto e realizzato diversi cortometraggi.

Dal 2001 al 2005 ha lavorato presso la redazione del programma di Rai Tre “Fuori Orario“.