It la miniserie televisiva di due puntate del 1990, diretta da Tommy Lee Wallace e tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King.
It: tratto dal romanzo di Stephen King
La miniserie si è classificato al primo posto, seguita da X-Files, nel sondaggio indetto nel 2004 dal magazine Radio Times per i programmi più spaventosi mandati in onda nella televisione americana. La top ten includeva inoltre I segreti di Twin Peaks.
La critica più diffusa alla miniserie consiste nella scarsa fedeltà al romanzo di Stephen King, dovuta, oltre all’evidente necessità di non estendere eccessivamente il metraggio per la televisione, a ragioni legate alla censura di temi particolarmente inadeguati a un pubblico televisivo (tematiche sessuali innanzitutto) nonché a precise limitazioni di budget da parte della produzione.
Particolarmente apprezzata dal pubblico è stata invece l’interpretazione di Tim Curry, capace di coniugare comicità ed effetti terrorizzanti. La maggior parte dei critici concordano inoltre nel ritenere la prima parte del film, incentrata sul primo incontro dei bambini con Pennywise, di molto superiore alla seconda, quando i ragazzi, ormai adulti, tornano a Derry per sfidarlo.
La Sinossi
Derry, Maine. La cittadina è devastata da strane morti e sparizioni. Un gruppo di amici decide di formare una banda per debellare la ragione di tanto male, un mostro nero che vive nelle fogne. Ma c’è un altro mostro che ristagna nel paese, è quello “evocato” dalla cattiveria e dalla meschinità degli uomini.
It: curiosità sul film in due episodi
Inizialmente concepito come uno sceneggiato diviso in otto puntate. L’adattamento per la ABC del bestseller di Stephen King si trasforma in una miniserie di due capitoli contenente una troupe corale d’estrazione televisiva. Inutile girarci attorno, il merito del successo di It va attribuito a Tim Curry.
L’attore britannico, dopo Legend di Scott, era poco incline a imbellettarsi con un make-up che richiedeva ore di preparazione, e optò per un trucco minimalista. Questo “capriccio” fu determinante per quella parvenza terrificante (il look infernale alla “Bozo il Clown” esposto nel libro) che entrò nell’immaginario collettivo. La maschera, ispirata al design dell’epico Lon Chaney ne Il fantasma dell’Opera, illustrava un brutale boogieman il cui volto risaltava uno spaventoso contrasto bianco e rosso.
La performance eccezionale e volutamente istrionica rappresentava un Pennywise spietato, la cui indole malvagia ricordava vagamente quella del maniaco omicida John Wayne Gacy; malgrado le sortite di Curry non siano numerosissime, e oggi in certi frangenti facciano magari sorridere, in diverse sequenze conservano tuttora una solida propensione a turbare gli astanti.
It e gli effetti speciali
Pure gli effetti speciali, abitualmente vituperati, e ampliamente sorpassati, sfoggiano un estro artigianale comunque pregevole; tra questi vanno citati lo stop-motion di Pennywise, la mano mostruosa che compare dalla grata, le piccole e minacciose creature uscite dai dessert e l’album di Georgie che prende vita.
I palloncini, che scoppiano sgorgando sangue, saranno grossolani, e nondimeno rimangono iconici. A orchestrare le scene perviene la splendida colonna sonora elettronica e strumentale di Richard Bellis, la quale intercala nel montaggio col taglio ideale (geniale il tema funereo da circo e delizioso il delicato spartito di piano assemblato ai movimenti dei dolly che inquadrano i Perdenti nei Barren).