Brutti e Cattivi nasce da un’idea di Cosimo Gomez, qui alla sua prima prova dietro la macchina da presa, ma con alle spalle una lunga esperienza sui set cinematografici come scenografo. L’idea di mettere insieme in un classico caper movie dei disabili, delle persone fisicamente e mentalmente in difficoltà, ma raccontarle con una totale assenza di pietismo o giustificazione, consente al regista di realizzare un film con un gruppo di protagonisti che raramente si sono visti in una commedia italiana contemporanea e, allo stesso tempo, portare al cinema un film che non si accontenta di trovare nei suoi protagonisti la principale innovazione, ma di aggiungere uno stile di scrittura inusuale, non lineare e disarticolato: avanza, torna indietro, si “dimentica” per qualche minuto di un protagonista, fino a riportarlo indietro dopo quasi metà film; a questo si aggiunge tanto sangue, sesso e violenza, elementi che mancavano da troppo tempo a una commedia italiana, un genere che finalmente in Italia sta trovando un nuovo linguaggio, non solo dal punto di vista registico, ma capace di intrattanere il pubblico e inserire, allo stesso tempo, una visione piuttosto tetra del mondo in cui viviamo (capace di denunciare oltre che mostrare) grazie a una scrittura precisa e studiata che si spera trovi sempre più spazio tra il pubblico italiano.
Dietro l’idea di Gomez, Brutti e Cattivi è frutto di un grande studio sui personaggi fatto dal regista attraverso dei veri e prori disegni preparatori realizzati dall’autore stesso; all’inizio dei semplici concept artistici, fino ad arrivare a uno storyboard accurato e dettagliato. Scritta insieme allo sceneggiatore Luca Infascelli, la storia di Brutti e Cattivi vede protagonisti Il Papero, interpretato da Claudio Santamaria, un uomo senza gambe fin dalla nascita, cresciuto in una promisca famiglia di circensi; Il Merda, impersonificato da Marco D’amore, un tossico con la mente completamente annebbiata dalle droghe; La Ballerina, una donna nata senza braccia e che utilizza esclusivamente le gambe per compiere qualsiasi gesto, interpretata dalla bravissima Sara Serraiocco che si presta ottimamente a una complessa prova attoriale, sia a livello fisico che interpretativo; e Plissè, portato in scena da Simoncino Martucci, che rappresenta uno dei pochi personaggi interpretati da un vero portatore di handicap e che realizza uno dei protagonisti più riusciti dell’interno film.
Cosimo Gomez mette insieme questo variegato gruppo di attori – primo fra tutti Marco D’amore che ha sposato fin da subito il progetto dell’artista e, sopratutto, Claudio Santamaria in una delle sue prove attoriali più belle e divertenti dopo il suo recente successo ai David di Donatello – unito a un aspetto che, dalla scenografia, fino ai costumi, porta in sala un film cattivo, senza pietà e arrogante, ma, anche, splendidamente riuscito.
Per un film che osa così tanto, il regista poteva pretendere di più anche dalla storia, che finisce (anche fin troppo) per emulare un certo tipo di cinema americano, tuttavia gli autori aggiungono al panorama cinematografico italiano un film coraggioso e inusuale, molto audace anche dal punto di vista produttivo e che speriamo segni un nuovo modo di fare commedia in Italia.