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Alza la testa (Festival di Roma 2009 In Concorso)

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Alessandro Angelini, dopo l’ottimo “L’aria salata”, torna con un lungometraggio in cui si mescolano molti generi, dalla commedia al racconto di formazione, fino al dramma dai toni introspettivi. Sergio Castellitto fornisce l’ennesima eccellente prestazione, con una performance che tocca diversi registri emotivi.

Antonio (Castellitto) è un ex-pugile dilettante fallito che cerca di riscattarsi con il figlio Lorenzo, sottoponendolo ad un duro e ossessivo allenamento sin dalla tenera età. La madre, Denisa, donna dell’est, se n’è andata da diversi anni, accentuando ulteriormente il senso di disfatta di Antonio, che riversa sul figlio il suo maniacale bisogno di difendersi. Gli costruisce intorno un universo chiuso e, non appena Lorenzo cercherà di evadere, attraverso il professionismo nella boxe e la prima storia d’amore, gli sbarrerà ogni via di fuga. L’esito è tragico: un alterco tra i due costituirà l’antefatto della morte di Lorenzo, causata da una brutta caduta dal motorino. Antonio è fuori di senno e, quando gli viene richiesta l’autorizzazione all’espianto degli organi di Lorenzo, dà un distratto consenso. Poi, preso da un’ossessiva curiosità, va alla ricerca di colui che ha ricevuto in dono il cuore del figlio e, nell’atmosfera nevosa e grigia di una fantasmatica Gorizia, scopre che è un travestito di nome Sonia. Al culmine della disperazione, Antonio vacilla, ma poi riesce a ritrovare un po’ del figlio anche in un essere umano così diverso. Comica e commovente la sequenza in cui, osservando dall’esterno di una piscina la seduta di riabilitazione di Sonia, la esorta, come avrebbe fatto con Lorenzo, ad “alzare la testa”.

Ma non è finita. Sonia, per riscattare un vecchio debito, deve trasportare illegalmente alcune persone di là del confine, in Slovenia. Antonio si fa carico di questa pericolosa missione ma, invece di compierla, libera i passeggeri, tra i quali vi è anche una donna incinta in fin di vita, che trasporta in ospedale. Nella sequenza finale del film Antonio preleva il neonato dalla sala parto e lo ricongiunge alla madre, ancora in stato d’incoscienza, ricucendo, metaforicamente, il distacco tra Denisa e Lorenzo.
Insomma commedia, poesia, dramma, tanti i registri toccati da questo film, piccolo ma prezioso, che rivela un ulteriore segno delle ottime capacità autoriali di Alessandro Angelini.

Luca Biscontini

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