Brutti, sporchi e cattivi, un film del 1976 diretto da Ettore Scola, con Nino Manfredi. Al centro del film sono la periferia romana dei primi anni settanta e le sue baraccopoli, raccontate impietosamente con tutte le loro miserie, morali e materiali. Il film fu vincitore del premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes. La critica è concorde nel riconoscere la Sgrande interpretazione di Nino Manfredi, che ha saputo delineare il personaggio di Giacinto “con straordinaria misura e sottigliezza”.
Sinossi
In una baraccopoli romana vive una famiglia di immigrati pugliesi composta dal vecchio e tirannico padre, Giacinto, dalla moglie, dieci figli e uno stuolo di parenti. Scopo principale di questi è impadronirsi del milione che Giacinto ha ottenuto per la perdita di un occhio. Commedia grottesca e dramma sociale si mescolano in questo film di Scola: si ride amaro. Miglior regia al Festival di Cannes.
Scrive Alberto Moravia nella recensione all’uscita del film: “(…) In questo notevole film, l’insistenza sui particolari fisici laidi e ripugnanti potrebbe addirittura far parlare di un nuovo estetismo in accordo coi tempi, che viene ad aggiungersi ai tanti già defunti: quello del «brutto», dello «sporco» e del «cattivo». Comunque siamo in un clima piuttosto di contemplazione apatica che di intervento drammatico.”
Brutti, sporchi e cattivi decreta la fine della poesia delle borgate decantate da Pasolini vent’anni prima, con la letteratura, la poesia e il cinema. Morto violentemente anch’egli, muore anche il suo mondo di cui ne aveva tristemente preannunciato l’imbarbarimento e l’omologazione al consumismo. Il film di Ettore Scola, a primo acchito, potrebbe essere considerato antipasoliniano per la forte componente nicciana, intesa (in questo caso) come disprezzo del sottoproletariato. In realtà, il regista sceneggiatore di Trevico (con Ruggero Maccari coautore) applica il suo tratto umoristico all’umanità borgatara e, se vogliamo, ci mostra il completamento del pensiero pasoliniano a riguardo: la degradazione umana e morale, nonché tutto quello già ampiamente illustrato sopra. Scola, da un punto di vista stilistico e narrativo, spinge il pedale della commedia nera con punte di grottesco sempre realistico.
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