Arriva su Netflix un altro film di genere horror degno del più vivo interesse. Si tratta di Raw – Una cruda verità, lungometraggio d’esordio della giovane sceneggiatrice e regista francese Julia Ducournau (classe 1983). Insignito di tantissimi riconoscimenti, tra i quali il premio FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica) della Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes del 2016.
Al centro della storia c’è Justine (Garance Marillier). La donna proviene da una famiglia di veterinari interamente vegani. Tuttavia, il suo ingresso nello studio di una veterinaria segnerà un distacco dalla sua impostazione originaria.
Prodotto da Petit Film, Rouge International e Frakas Productions e distribuito nelle sale da Universal.
Raw – Una cruda verità, la trama
Justine (Garance Marillier) è esile e delicata, nascosta nei suoi indumenti. Non mangia carne, ma il mondo insiste arrogante contro la sua volontà. Approdata alla facoltà di veterinaria, vuole crearsi il suo spazio di crescita, senza dare nell’occhio. Tuttavia, i rituali di hazing rookie la costringono ad ingurgitare carne cruda, scoprendo la vertigine di un mondo nuovo.
Corpi, feste, assenza di morale. La brama di carne diventerà un’ossessione, con conseguenze irreparabili. Cannibalismo e desiderio sessuale si sviluppano di pari passo. Justine si fa plasmare dai suoi istinti.
Garance Marillier in una scena del film
Raw – Una cruda verità, la metafora del cannibalismo
Raw è un’intelligente meditazione sulla natura profonda dell’uomo. Sulle pulsioni viscerali che sono per lo più sottoposte alla repressiva censura del Super Io, parlando in termini freudiani. Una soppressione che agisce anche a livello comunitario, per impedire la proliferazione di fenomeni pericolosi e difficilmente controllabili.
Il cannibalismo evocato da Ducournau costituisce la perfetta metafora per stigmatizzare un tratto decisivo che, ahinoi, ci appartiene sul piano individuale e collettivo. Laddove il bisogno di sopraffare e colonizzare è sempre stato presente e accettato, quasi come inevitabile. Anche coloro che ne sono vittime colludono con questa feroce dinamica.
Pier Paolo Pasolini in Scritti Corsari (n. 36 a. XXX, 3 settembre 1968) afferma:
quando un giovane, o un anziano molto aggiornato, accusando se stesso e gli altri – fino a ridursi alla disperazione e allo sciopero – dice che non c’è nulla da fare, che il sistema non può fatalmente non “mangiare” dice in realtà: io desidero essere mangiato, sparire.
Il poeta di Casarsa fotografa in maniera lucidissima la complicità tra vittima e carnefice, un crudele gioco al massacro c in cui è drammaticamente operativa una componente sadomasochistica.
Il percorso di iniziazione alle oscenità del mondo
Ducournau è stata ispirata da questa suggestione. Infatti, la storia è ambientata in una facoltà di veterinaria in cui giovanissime matricole vengono vessate fin da subito con atroci angherie inflitte dagli anziani. Iniziando innocentemente il loro percorso di inserimento, scoprono un mondo allo sbando, in cui edonismo e ricerca frenetica del piacere hanno provocato un corto circuito etico. Bisogna portare fino in fondo la logica del godimento, al punto da realizzare l’oscena pulsione del cannibalismo, da una prospettiva sia attiva che passiva.
La regista innalza coraggiosamente l’asticella del visibile. Non cade nella trappola di manistare quello che sfugge allo sguardo, ma mette in scena una metafora che rimanda ad un fuori campo assoluto. Una sorta di ‘altrove’, che non irrompe ma insiste sotto forma di ossessiva assenza. D’altronde la sconcertante ostinazione della pulsione non può, a rigore, manifestarsi direttamente. Può solo essere esperita nella variante della ‘finzione’, come la verità.
Conclusioni
Tante sono le suggestioni provocate da Raw – Una cruda verità. Cavalcando con arguzia il thriller e l’horror, riesce a intrattenere e stimolare lo spettatore, facendolo interrogare su quanto ha visto passare sullo schermo.
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