Dopo aver diretto Come saltano i pesci nel 2016, Alessandro Valori ritorna al cinema con Tiro libero, una storia che ha per protagonista un venticinquenne bellissimo, ma arrogante e sfacciato, al punto da voler sfidare persino Dio. Dario Lanciotti (Simone Riccioni), giovane promessa del basket, è un ragazzo superficiale e spocchioso che non avrebbe mai immaginato che tipo di prova la vita gli chiederà di superare. Durante un’importante partita di campionato, improvvisamente cade a terra: gli viene diagnosticata la distrofia muscolare e, in seguito a una condanna per aver insultato e umiliato una ragazza che gli aveva sfiorato la macchina, viene condannato a svolgere un’attività sociale presso un centro di riabilitazione per disabili: allenerà una gruppo di adolescenti su sedia a rotelle. Sarà proprio qui che incontrerà Isabella (Maria Chiara Centorame), la ragazza di cui si innamorerà.
Prodotto da Simone Riccioni e Iginio Staffi, girato totalmente nelle Marche, precisamente tra Macerata e Recanati, Tiro Libero è una favola contemporanea che invita a far riflettere sui valori autentici dell’esistenza e su chi sono i veri campioni: non chi vince, ma chi cade e si rialza, superando l’egoismo, dedicandosi agli altri. Lo sport è per certi versi il tema più importane del film, affrontato come un ambito dove anche chi vive una diversa abilità è in grado di mettersi in gioco.
Peccato che Tiro Libero pare confezionato per un pubblico adolescenziale. I personaggi sembrano usciti da un film di Federico Moccia, nonostante le buone intenzioni di raccontare temi importanti come la distrofia muscolare. La sceneggiatura scritta da Valentina Capecci è più adatta per una fiction televisiva, manca di originalità ed è piena zeppa di espedienti narrativi già visti in altre produzioni. Nel cast troviamo nei panni dei genitori di Dario, Antonio Catania e Nancy Brilli, e Piergiorgio Bellocchio in quelli di un medico. La fotografia è di Sandro De Pascalis e le musiche di Andrea Gargioni.
Tiro Libero è un film che non ha pretese, eppure, nonostante l’eccessiva storia sentimentale dei due protagonisti, troppo sdolcinata e irreale, riesce a strappare risate e qualche lacrima, a far riflettere sul senso della vita, soprattutto su come l’amore sia in grado di far supera qualsiasi difficoltà.