Ci sono film che non hanno nessuna pretesa se non quella di mettere in scena la propria storia. C’è ne sono altri invece che sanno fare di necessità virtù, adeguando i propri orizzonti narrativi alle possibilità produttive. Fuori c’è un mondo di Giovanni Galletta riesce a mettere insieme queste caratteristiche per raccontare quattro facce della medesima crisi. Divisi per origine ed esperienze personali, le vite di Giorgio, Lorenzo, Daniele e Valentina hanno in comune il disagio che li ha spinti ad isolarsi dal mondo fino al giorno in cui il destino gli offre la maniera di riscattarsi prendendosi cura delle pene dell’altro. Così succede a Giorgio, scrittore in ambasce, la cui depressione si stempera nell’incontro con Lorenzo, clochard compassionevole e saggio che gli presenta la figlia Valentina, con la quale il ragazzo inizia a confidarsi. Lo stesso accada a Daniele, parroco assalito dai dubbi della fede, turbato dalla vicinanza di Arianna, la prostituta che il prete ha accolto nella propria casa.
Alle prese con un paesaggio umano quantomeno eterogeneo, Galletta da una parte trova una qualche corrispondenza con il cinema coevo che alla pari di lui (First Reformed di Paul Schrader appena visto a Venezia e L’equilibrio di Vincenzo Marra, in uscita nelle sale) affida agli uomini di Dio il compito di rappresentare il punto più alto dello spaesamento contemporaneo, dall’altra si concentra sui sentimenti e lo stato d’animo dei personaggi per imbastire una vicenda che risulta attuale senza il bisogno di attingere ai dettagli della cronaca contemporanea. In questo senso, Fuori c’è un mondo riesce ad essere allo stesso tempo intimo e universale, alternando l’aneddotica miracolistica di alcuni passaggi, come quelli relativi al ritrovamento del quadro di famiglia da parte di Giorgio e, ancora, le circostanze che permettono al ragazzo di rilanciare la propria carriera di scrittore con altri momenti, decisamente più terreni, riguardanti la difficoltà dei rapporti famigliari, per lo più caratterizzati dall’inadeguatezza della compagine genitoriale. Abbastanza schematico nella progressione narrativa, Fuori c’è un mondo si costruisce una diversità in cui pregi e difetti si equiparano nel definire l’anima di un film che deve la sua efficacia alla disarmante umanità dei personaggi.