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Alice

«”Alice”, scritto e diretto da Oreste Crisostomi, racconta le vicende personali di una ragazza alle prese con l’amore, l’amicizia, la famiglia».

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Alice, scritto e diretto da Oreste Crisostomi, racconta le vicende personali di una ragazza alle prese con l’amore, l’amicizia, la famiglia. Alice (Camilla Ferranti) è innamorata di un suo collega, l’affascinate Luca (Giulio Pampiglione), il quale tuttavia non ricambia i sentimenti della ragazza. Quest’ultima, a sua volta, è oggetto delle attenzioni di un altro collega, il goffo Carlo (Antonio Ianniello). Attorno alla protagonista ruotano una serie di personaggi che costellano la narrazione e si affacciano di volta in volta sulla sua storia sentimentale, aiutandola, dispensando consigli, o al contrario ostacolandola e creandole problemi e tensione. Tra questi personaggi ricorrenti l’amico omosessuale Sandro (Massimiliano Varrese) e la fioraia saggia Bianca (Catherine Spaak), nonché i familiari: le due sorelle, il padre maniaco delle pulizie (Gianfranco Barra), la madre frustrata (Fioretta Mari), l’eccentrica nonna (Gisella Sofio).

Alice è un film di facile fruizione, non troppo impegnativo, né abbastanza divertente, che soffre di un taglio televisivo più che cinematografico, di dialoghi spesso banali e di una sceneggiatura scontata e non originale. A conferire alla pellicola un taglio prettamente televisivo è forse la recitazione degli attori, affettata e macchinosa, che appesantisce i cento minuti del film, facendoli sembrare decisamente troppi per una pellicola carica di personaggi stereotipati: l’ingenuotta protagonista, il classico brutto anatroccolo visto e rivisto in molte commedie, che risplende poi di nuova luce, rivalorizzando il proprio aspetto senza perdere, tuttavia, quell’ingenuità e quella leggerezza che le sono proprie; la madre isterica ed esigente; il belloccio donnaiolo tanto insensibile quanto desiderabile. L’esordio cinematografico di Crisostomi è una carrellata di maschere già viste, di personaggi monodimensionali che rischiano di irritare il pubblico: resistere all’impulso di lasciare la sala di fronte alla caratterizzazione ridicolizzante dei personaggi omosessuali non è cosa semplice. Tuttavia, se si riesce a mantenere i nervi saldi, si scivola tra una difficoltà e l’altra verso il finale, forse la parte meno ovvia e scontata di tutta la narrazione. La parte che risolleva un po’ le sorti del film, conferendogli un accenno di freschezza e fantasia che forse potevano essere sfruttati sin dall’inizio.

Tra i punti forti della pellicola vanno citate le musiche e la fotografia. Le prime sono opera di Alessandro Deflorio, il quale riesce a creare un universo sonoro e musicale piacevole e puntualmente fedele all’andamento narrativo, facilitando la fruizione di un film che, diversamente, farebbe sbadigliare una volta in più. La fotografia è vivida e brillante, esteticamente studiata, senza apparire tuttavia retorica o didascalica. Alice, dal punto di vista scenico, è un film fulgido, dalle immagini sature e vivaci, che bilanciano la piattezza di una sceneggiatura e di una recitazione da fiction televisiva.

Eppure Alice poteva godere dell’esperienza teatrale del nutrito cast di attori (quasi tutti impegnati in passato anche a teatro), nonché del regista: Crisostomi può vantare un’esperienza teatrale sia come attore (è sulle scene dal 2001) che come regista (a partire dal 2006). Evidentemente, in questa opera prima, sulla vena teatrale ha prevalso lo stampo e l’esperienza del piccolo schermo di attori che potrebbero decisamente fare di meglio.

Silvestro Capurso

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