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Film da Vedere

Cosa ha fatto Richard: Lenny Abrahamson s’inoltra fino ai confini dell’etica, laddove svanisce l’esile soglia che separa il Bene dal Male

Trasponendo sul grande schermo il romanzo Bad day in Blackrock di Kevin Power, Lenny Abrahamson si è confrontato titanicamente con alcune grandi questioni etiche, che, alla maniera del Dostoevskij di Delitto e castigo, rievocano temi ancestrali, quali la colpa e l’espiazione

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Miglior film irlandese al Dublin Film Critics Circle Awards nel 2012, Miglior sceneggiatura all’Evening Standard British Film Awards del 2013 e, infine, Miglior Film all’Istanbul International Film Festival del 2013: un palmarès di tutto rispetto per Cosa ha fatto Richard (What Richard Did, 2012) del regista irlandese Lenny Abrahamson, inspiegabilmente mai giunto nelle nostre sale cinematografiche e fortunatamente recuperato da CG Entertainment, che lo ha selezionato nel suo catalogo home video, offrendo la possibilità al pubblico italiano di fruire di una significativa opera del celebrato autore di Frank (2014), con Michael Fassbender, e Room (2015), film candidato a quattro sostanziosi premi Oscar (miglior regia, miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice protagonista).

La forza della messa in scena di Abrahamson consiste nel clima di sospensione che domina la gran parte della narrazione, laddove la mancata verbalizzazione degli stati emotivi dei personaggi, accompagnata da una recitazione in sottrazione, permette al regista di tessere una rappresentazione che non si coagula mai, divenendo un flusso sfuggente che attraversa lo spettatore, non consentendogli di assumere una posizione definitiva rispetto ai fatti cui ha assistito. Si, perché, trasponendo sul grande schermo il romanzo Bad day in Blackrock di Kevin Power, il regista si è confrontato titanicamente con alcune grandi questioni etiche, che, alla maniera del Dostoevskij di Delitto e castigo, rievocano temi ancestrali quali la colpa e l’espiazione, quantunque sia doveroso sottolineare che l’involontarietà alla base del gesto del protagonista, Richard Karlsen (il bravo, e fin troppo disinvolto per la giovane età, Jack Reynor), un ragazzo coscienzioso e per nulla incline al delitto, rende ancor più difficile elaborare un giudizio sicuro sulla sua condotta.

Richard, campione del rugby al liceo e indiscusso punto di riferimento di un gruppo di privilegiati adolescenti della Dublino del sud, passa l’estate in attesa che comincino le prime lezioni all’università. Per lui il mondo è bello, e ogni cosa sembra possibile fino a quando, una notte, in un momento sconsiderato di furia, commette qualcosa di insensato. Per evitare di distruggere tutto e spezzare le vite delle persone che gli stanno intorno, comincia a mentire trasformando lentamente la sua esistenza in un incubo.

Malcolm Campbell (lo sceneggiatore), su soggetto dello stesso Power, tratteggia una situazione che per la sua aleatorietà è molto simile alla realtà, in cui, molto spesso, appare assai arduo – come per esempio per alcuni emblematici casi di cronaca che costellano la nostra quotidianità – esprimere una valutazione certa. All’atmosfera di sospensione della vicenda segue, coerentemente, un altrettanto sfumato epilogo, il cui esito dipenderà dall’elaborazione emotiva del protagonista, la quale, sebbene sia al centro della narrazione, resta sempre non del tutto accessibile, costringendo chi guarda ad abbandonare la pretesa di tirare le somme, a sprofondare in un’epochè (una sospensione del giudizio) che il regista ha tenacemente perseguito e brillantemente ottenuto.

Lo scopo – chi scrive ne è persuaso – era evidentemente quello di trascinare il pubblico in una zona d’ombra in cui si deroga alla normatività del linguaggio, dove l’ordine simbolico si liquefa e, allora, si tratta di affidarsi ad una spinta interiore (per sua natura non rappresentabile), che fornisca un riferimento attraverso cui orientarsi. Richard è il bravo ragazzo della porta accanto, quello che tutti conosciamo e salutiamo, su cui riponiamo piena fiducia, che, tra l’altro, davvero merita. La fatalità, perché di questo si tratta (l’impossibilità di controllare fino in fondo l’andamento della propria vita), irrompe all’improvviso, quantunque un singolo e sciagurato gesto non possa, e non debba – aggiungiamo noi – illuminare retroattivamente una proba e onesta vita, invertendone impietosamente (e ingiustamente) di segno il senso.

Speriamo con queste considerazioni di avervi invogliato a recuperare un film che necessita della più viva attenzione e che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire. Una preziosa occasione per tornare a riflettere sull’etica, sul rapporto tra Bene e Male, fatalità, destino e libero arbitrio. Vi pare poco?

Pubblicato e distribuito da CG Entertainment, Cosa ha fatto Richard è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio in italiano e originale (DD 2.0 e 5.1) con sottotitoli opzionabili (anche per non udenti). Nei contenuti extra il trailer.

Trova Cosa ha fatto Richard su CG Entertainment

  • Anno: 2012
  • Durata: 84'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Irlanda
  • Regia: Lenny Abrahamson