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Venezia 74: non coinvolge e non avvince Sweet Country, il western australiano di Warwick Thornton (Concorso)

Un western abbastanza fiacco, senza infamia né lode, quello di Warwick Thornton, che, particolarmente a suo agio negli spazi aperti, sfrutta abbastanza bene il suo passato da direttore della fotografia, mettendo le sue competenze a servizio del film

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Un western abbastanza fiacco, senza infamia né lode, quello di Warwick Thornton, che, particolarmente a suo agio negli spazi aperti, sfrutta abbastanza bene il suo passato da direttore della fotografia, mettendo le sue competenze a servizio del film, così da dipingere con discreta efficacia i paesaggi suggestivi che sceglie di riprendere, il deserto bianco, le lande desolate del continente australiano, i colori naturali dei tramonti, ma oltre a questo, pochi altri i reali meriti di Sweet cowntry, presentato in concorso nell’ottava giornata della Mostra Cinematografica di Venezia.

Un’opera abbastanza convenzionale in tutti gli aspetti, a partire dalla trama che, ispirandosi a una storia vera, vede rappresentata una storia di discriminazione razziale ambientata agli inizi del ‘900 nel contesto dell’entroterra australiano, popolato da bianchi proprietari terrieri che per poter gestire le loro fattorie sfruttano lai schiavitù dei neri, uno dei quali dopo aver ucciso un bianco solo per difendersi, viene ovviamente perseguitato.

Un racconto che sottolinea le difficoltà di un’integrazione impossibile, le ingiustizie subite da esseri umani considerati inferiori in virtù del solo colore della loro pelle, la morale abbastanza scontata e didascalica espressa dal personaggio bianco buono che però è un’eccezione, un Sam Neill rassegnato e sconsolato che constata la triste realtà affermando in modo non proprio originale che “questo paese non potrà mai cambiare”.

Si parla del passato razzista di una terra in cui il mondo dei bianchi “civili” è un mondo ancora troppo distante da quello dei nativi schiavizzati e ancor di più da quello degli indigeni che difendono il loro territorio senza riconoscere la minima fiducia alla civiltà e a chi la rappresenta e di conseguenza tarpando qualsiasi esigenza di evoluzione. Due mondi tra i quali c’è una crepa profonda e incolmabile che si manifesta dalle piccole alle grandi cose, dove un bambino può essere ancora incatenato come un cane, per il quale è un privilegio dormire su un letto o avere un paio di scarpe, che può essere frustato per aver rubato un anguria.

Il regista, egli stesso di origini aborigene, ha già lavorato in progetti atti a valorizzare e difendere il popolo autoctono australiano, come nel suo primo film  Samson e Delilah che nel 2009 vinse la Camera d’ Or al festival di Cannes.

Questa volta si candida al Leone d’Oro ma senza probabilmente avere quel valore aggiunto che gli permetterebbe di vincere.

Nonostante la tematica universale potenzialmente toccante, il film non risulta essere né particolarmente coinvolgente né di sicuro tiene lo spettatore incollato allo schermo.

Neanche un cast composto da due attori di comprovata esperienza come Sam Neill e brian brownbryan brown, che offrono comunque un’interpretazione discreta, è sufficiente a creare l’atmosfera e il pathos che avrebbero dovuto caratterizzare quantomeno la componente del film che mette in scena la fuga, non essendo in grado di trasmettere né lo stato d’animo del dramma vissuto dal perseguitato, né la motivazione di chi lo ricerca, né ancora tantomeno l’importanza della sfida tra i due che probabilmente avrebbe voluto essere incisiva dando energia e consistenza alla vicenda ma che non riesce nel suo intento.

Altro elemento tecnico che compare nel film e che probabilmente rappresenta un espediente per conferire spessore e per dare un tocco di particolarità alla forma, è costituito da dei flashback che si frappongono saltuariamente alla narrazione che però non aggiungono né tolgono nulla al risultato finale.

Non vi sono grandi difetti o pecche da attribuire a questa pellicola che tutto sommato appare curata e ben diretta ma gli aspetti apprezzabili non sono sufficienti a renderlo un prodotto riuscito.

  • Anno: 2017
  • Durata: 112'
  • Genere: Western
  • Nazionalita: Australia
  • Regia: Warwick Thornton

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