Sebbene si sia dedicato nel 1998 alla propria personale trasposizione cinematografica del celebre romanzo Il fantasma dell’opera, non risulta affatto difficile pensare che il maestro dell’italian thrilling Dario Argento avesse già deciso di omaggiare a modo suo l’immortale storia nata dalla penna del parigino Gaston Leroux undici anni prima.
Perché, reduce dal chiacchieratissimo Phenomena, su script concepito insieme allo stesso co-sceneggiatore Franco Ferrini mise in piedi nel 1987 Opera, caratterizzato da un plot curiosamente analogo alla vicenda del misterioso e pericoloso individuo innamorato di una cantante lirica raccontata dal citato giornalista e scrittore francese.
La spagnola Cristina Marsillach vi veste infatti i panni di Betty, soprano esordiente che accetta di malavoglia di sostituire una collega – travolta da un’automobile mentre usciva dal teatro in seguito ad una lite con il regista – nella rappresentazione del Macbeth, in quanto si dice che l’opera di Giuseppe Verdi in questione porti sfortuna.
Ed è da questo esile pretesto che l’autore di autentici capolavori dello splatter tricolore quali Profondo rosso e Tenebre accende la miccia di una oltre ora e quaranta di visione in cui coloro che ruotano attorno alla protagonista cominciano a perire sotto i micidiali colpi di un assassino che, come di consueto, lo spettatore ha il divertito obbligo di impegnarsi a scoprire.
Quindi, man mano che il cast sfodera un poco più che esordiente Antonino”Piano 17”Iuorio e già collaudati volti argentiani del calibro di Daria Nicolodi, dell’Urbano Barberini di Dèmoni e della Coralina Cataldi-Tassoni di Dèmoni 2… L’incubo ritorna, si sguazza tra memorabili sequenze di omicidio che vanno dal ragazzo cui viene conficcato un coltello sotto il mento fino a far penetrare la lama al di sotto della lingua ad una cruenta uccisione eseguita tramite forbici.
Per approdare al mitico momento del colpo di pistola sparato attraverso lo spioncino della porta, atto ad evidenziare – come pure il pianosequenza di apertura – gli immancabili virtuosismi tecnici cui ci ha abituati colui che si trova dietro la macchina da presa.
Colui che non solo sacrifica come sempre buona parte della logica in favore della tensione e della spettacolarità, ma non dimentica neppure di ricorrere ad un suo tipico doppio finale e di manifestare chiare influenze dal classico kubrickiano Arancia meccanica quando Betty viene costretta ad assistere ai delitti perché alcuni spilli posizionati sotto gli occhi le proibiscono di chiuderli.
Senza contare lo storico volo del corvo sulla platea realizzato da Sergio Stivaletti, il cui backstage è incluso nella sezione extra del blu-ray che, per festeggiare il trentesimo anniversario della pellicola, CG (www.cgentertainment.it) rende disponibile consentendoci di apprezzarla nella nuova versione da master HD, con restauro supervisionato da Walter Olsen e color correction da Steve Peer a Los Angeles.
Sezione extra che, oltre a quarantatré minuti di dietro le quinte, ne dispensa trentadue di intervista ad Argento, trentotto a Ferrini, sedici al compositore della colonna sonora Claudio Simonetti, diciannove alla Francesca Cassola che interpreta nel film la piccola Alma, ventuno al direttore di produzione Alessandro Calosci e al capogruppo Tino Polenghi, dodici al regista della seconda unità Michele Soavi e all’attrice Barbara Cupisti (oltretutto entrambi presenti in due piccoli ruoli) e ventidue al Giovanni Gebbia responsabile del backstage.
Un autentico pezzo da collezione in alta definizione, per intenderci.