William Friedkin ci avvisa sin da subito delle sue reali intenzioni: ciò che seguirà non deve assolutamente essere preso come un film di finzione, ma come un film pressoché realistico nella sua totale messa in scena. The Devil and Father Amorth racconta a grandi linee della imponente figura spirituale, meglio conosciuta come Padre Amorth, un uomo devoto ai suoi principi etici e morali, che ha reso celebre in tutto il mondo il ruolo dell’esorcista.
Attraverso brevi interviste Friedkin affronta nuovamente una delle sue più grandi paure, ovvero le possessioni demoniche, come aveva fatto in precedenza con il suo immenso capolavoro del 1973, L’esorcista. Proprio per superare questa sua profonda e viscerale paura, ha deciso di filmare un presunto vero esorcismo, concepito e realizzato da Padre Amorth nella camera dove risiedeva. L’esorcismo filmato da Friedkin in persona ci viene mostrato come se fosse in presa diretta; senza alcun tipo di tagli il regista inquadra costantemente Padre Amorth e Cristina, la ragazza che sembrerebbe in preda ad un’entità maligna, riconducibile al male più assoluto, inteso come il Diavolo. Friedkin adotta lo stile del documentario per raccontare nei minimi dettagli del suo infelice rapporto con la fede, interrogandosi più volte su quanto sia presente il male nella psiche umana.
Durante questo suo viaggio negli inferi, intervista di volta in volta dei preti, dei medici e degli psicologi per apprendere più informazioni possibili su Satana o altre entità demoniache. Nel documentario si può ben notare come non ci sia un evidente distacco fra ciò che vediamo ed il pensiero personale di Friedkin, essendo ambedue parti importanti di un unico insieme indissolubile. Friedkin oltre a documentare il quasi fantomatico esorcismo attuato su Cristina, svela degli incredibili retroscena sul suo primo approccio con questo sgradevole argomento, tramite il suo inconfondibile sguardo perturbante ed accusatorio. L’esorcismo effettuato da Padre Amorth, in special modo nel secondo atto, appare però finto e oltremodo costruito al solo scopo di spaventare lo spettatore, non riuscendo a cogliere nel segno.
The Devil and Father Amorth è un racconto frastagliato, a volte fuorviante e delirante, per via di una sua imprecisa linearità, e difatti non c’è mai un vero e proprio collegamento fra una sequenza e l’altra. Nonostante ciò a Fridekin gli si perdona questo scivolone (quasi imprevisto), grazie alla sua ferra volontà di raccontare in 68 minuti la vita e i miracoli di un prete alquanto emblematico. Interessante invece è il dialogo fra William Friedkin ed un prete americano, che si confessa apertamente al regista senza mezzi termini, rivelando una dura e preoccupante realtà.
The Devil and Father Amorth è senza dubbio un documentario originale, audace e personalissimo, che alterna degli ottimi momenti di alto cinema (come ad esempio la brevissima inquadratura sulle celeberrime scale, adiacenti alla casa dove fu girato gran parte de L’Esorcista) a degli altrettanti momenti meno ispirati e riusciti, quasi come se fossero stati girati per un servizio televisivo di bassa lega. Il documentario funziona solamente quando Friedkin si toglie la maschera da intervistatore, e si mette a nudo dichiarando francamente tutte le sue più recondite ossessioni.
Nella sua interezza non si può proprio affermare che The Devil and Father Amorth sia un totale disastro, ma è indubbiamente vero anche che da un regista del calibro di Friedkin non ti aspetteresti mai un prodotto preconfezionato e poco attento nella descrizione degli eventi. In definitiva Il documentario convince pienamente solo quando cerca di analizzare il fenomeno dell’esorcismo dal lato più scientifico che spiritualistico, per via di una maggiore accuratezza nei dettagli; delude invece quando vuol far passare la componente spirituale come unica fonte di verità assoluta, perdendo drasticamente di credibilità.