Buon pomeriggio Mr. Wright. Baby è indubbiamente la somma di tutti i suoi precedenti personaggi e, contemporaneamente, anche qualcosa di diverso. È d’accordo con questa affermazione?
Si, ma non del tutto. I miei personaggi solitamente assistono a un processo di crescita ma qui è l’opposto: un giovane che è anche un abile criminale, vuole una vita normale. Proprio per questo, credo che Baby Driver sia diverso da tutti i miei altri film.
Nelle sue pellicole, i finali sono sempre stati i punti di forza perché erano imprevedibili. Qui invece ne ha scelto uno più convenzionale. Perché?
Questo è sempre stato il finale che volevo per la mia pellicola con la differenza che ha una moralità più marcata degli altri. All’inizio gli studios volevano che Baby la facesse franca ma io ho detto di no. Ho preso ispirazione dai film americani degli anni ’30, i gangster movies, ma gli happy ends con funzione etica e moralista non mi hanno mai convinto, per questo ho fatto di testa mia.
Come è stato il lavoro con gli attori? C’è qualcuno con cui ha avuto problemi?
So che la risposta non è quella che vorreste sentire ma no, sono stati tutti grandiosi. Il cast era ottimo ed è stato fantastico vedere tutti gli attori nella stessa stanza. Ogni giorno era uno show, specialmente quando i personaggi dovevano terrorizzare Baby con inquadrature da doppio Premio Oscar! E poi è stato unico vedere Jamie Foxx guardar recitare Kevin Spacey fingendo di mangiare i pop corn… Mi rendevo conto che io stesso mi dimenticavo il mio ruolo per godermi la scena!
Ha pensato di attuare un processo inverso a Scott Pilgrim e creare un sequel a fumetti per Baby Driver?
Ho fatto una cosa simile in passato quando ho realizzato con Simon Pegg uno degli zombie de La notte dei morti dementi. Sarebbe interessante ma richiede molto tempo.
Il suo lavoro è piuttosto anarchico nella scelta di un genere ma, tutto sommato, anche controllato. Che ne pensano i grandi studios?
Diciamo che nel mio percorso di regia di cinque film sono stato definito indipendente ma credo di aver trovato adesso la mia vera strada. Bisogna saper attirare l’attenzione del pubblico ma anche fare film che ci piacciono a livello personale. Mi spiace che Scott Pilgrim non sia stato molto apprezzato dal pubblico medio. In Baby Driver, invece, troviamo elementi per il pubblico e altri per me, è una sorta di “Cavallo di Troia” in cui ti esprimi fuori dal seminato ma, diciamo, in un pacchetto più commerciale.
Possiamo dire che Baby Driver costituisca un’evoluzione rispetto alla “Trilogia del Cornetto”?
Di solito impiego 3 anni per realizzare un film, occupandomi sia della sceneggiatura che della regia. Per questo ne ho impiegati 4 ma ogni film è diverso, sia per genere che per stile. Mi piace pensare che Baby Driver, pur essendo meno comico degli altri, riesca ad esprimere tutto l’amore che ho per il suo genere.
Vorremmo sapere se ha scelto prima le canzoni o ha creato la coreografia di ogni scena.
Diciamo che ho scelto la scena pensando alla canzone e viceversa. Alcuni brani venivano suonati durante le riprese anche per scandire il ritmo della recitazione. E comunque al momento della sceneggiatura avevo già scelto il 90% delle canzoni!
Può spiegarci il suo rapporto con Walter Hill?
Sono sempre stato un grande ammiratore di The Driver. Io e Walter siamo diventati amici circa sei anni fa dopo la proiezione del suo film. Gli ho detto che stavo creando Baby Driver ma quando l’ho invitato alle anteprime ha sempre rifiutato. Voleva andare in sala e guardarlo pagando il biglietto. Quando lo ha visto, mi ha telefonato per farmi i complimenti e per me è stato davvero un onore, come se il mio lavoro servisse per dirgli “Grazie”.
Cos è andato storto con la Marvel per Ant-Man?
Ero orgoglioso dell’occasione che mi si era presentata ma non volevo essere un regista qualunque, assoldato per dirigere un’opera scritta da altri. Mentre giravo, ho pensato che se avessi diretto un film di supereroi, forse sarei riuscito a realizzare Baby Driver. Per ironia della sorte, però, l’ho fatto senza Ant-Man e al momento è il mio più grande successo!
Mr. Wright, Lei parteciperà alla giuria del Festival di Venezia. Come ha intenzione di comportarsi?
Beh, ho già fatto il giurato al Sundance. Comunque guarderò tutti i film senza lasciarmi condizionare dai gusti personali.
Le esperienze da giurato sono anche esperienze politiche. Conosce i suoi “avversari”?
Non so se si possa parlare di politica, piuttosto ci si riferisce a voti e numeri. Davanti agli ex aequo, si parlerà civilmente, spero, come è stato al Sundance. È solo la mia seconda esperienza da giurato e non ho pensato ad alcuna strategia. Diciamo che sarò semplicemente lì a godermi i film con il pubblico.
E così, tanto umile quanto estroverso, Wright ha salutato i giornalisti preparandosi ad affrontare il giudizio del pubblico italiano. Davanti agli oltre 200.000.000 $ già incassati, non ci resta che attendere ancora qualche giorno per avere – non ne dubitiamo – la nostra conferma.